Terremoto, senza casa e lavoro tre donne fanno rinascere Arquata del Tronto

Terremoto, senza casa e lavoro tre donne fanno rinascere Arquata del Tronto
di Rosalba Emiliozzi
4 Minuti di Lettura
Domenica 15 Settembre 2019, 09:51 - Ultimo aggiornamento: 15:10

Tre donne, una forza contro il terremoto. Si chiamano Sabrina Amatizi, Aurora Lauri e Laura Pusceddu. Tre socie, tre amiche, tre eroine solo per aver scelto di restare e non ricominciare altrove. E proprio per non scappare via, dopo aver perso casa e lavoro, hanno deciso di mettersi in proprio e offrire servizi, vale a dir ciò che serve al territorio: assistenza agli anziani e ai bambini principalmente. E da quando hanno iniziato, un anno fa, il loro lavoro è anche slancio per Arquata del Tronto, dove operano e due di loro sono tornate a risiedere, è futuro, è allegria dove tre anni fa era solo morte (51 vittime) e distruzione. La loro cooperativa si chiama “Donne In Arquata”, e già il nome la dice lunga sul ruolo e lo spazio che vogliono occupare: accoglienza e rinascita, prima di tutto, di una comunità.

All'inizio, nel periodo nero, hanno anche pensato di andarsene via. «Io gestivo un albergo da dieci anni ad Arquata e il terremoto mi ha portato via il lavoro - racconta Sabrina Amatizi, 52 anni, originaria di Roma, sposata nelle Marche, una figlia - ho passato momenti terribili, quando sono stata sfollata in albergo, a San Benedetto, era come se non riuscissi ad andare avanti e quando mi hanno offerto un lavoro nel campo del turismo, il mio campo, ho tentennato, se avessi accettato, però, sarei andata via per sempre da Arquata e se tutti avessero fatto come me il borgo - io sono di Capodacqua - sarebbe morto, allora ho deciso di tornare e dal dicembre del 2017 vivo con mio marito in una casetta a “Borgo 2”». Ed è nella Sae, così si chiamano gli alloggi provvisori in attesa della ricostruzione, che Sabrina e socie progettano la cooperativa che nasce il 13 aprile del 2018. Partono in quattro, una socia nel frattempo trova nuove opportunità e restano in tre: con Sabrina ci sono Aurora Lauri, 36 anni, ex barista a Trusingo e Laura Pusceddu, 37 anni, anche lei con un ex lavoro legato al turismo.

“Donne In Arquata” si mette subito in moto e il Comune gli affida la cosa più importante che ha: i bambini. Fanno assistenza sullo scuolabus e si occupano delle gite. «Questa estate abbiamo portato i bambini, erano 47, al mare a Porto d'Ascoli, abbiamo sentito molto affetto, tutti ci hanno trattato con i guanti bianchi. Poi siamo stati in gita a Montegallo e Acquasanta». Ai piccoli sono piaciuti il laboratorio del pane, le arrampicate e il contatto con gli asinelli.

Ma la cosa più strabiliante ad Arquata l'ha provocata la gita sul Trasimeno riservata agli anziani che vivono nel centro più colpito delle Marche. Hanno risposto in 48 e per molti era la prima volta di un viaggio su un battello, preso per raggiungere Isola Maggiore. Al pullman si sono presentati tutti eleganti, le signore fresche di parrucchiere. Una festa, tanti sorrisi come prima del 24 agosto del 2016.

Sabrina ha impressa nella mente la sequenza di immagini che portò all'evacuazione totale di Arquata. «La scossa del 24 agosto ha distrutto le famiglie, quella del 30 ottobre è stata la mazzata finale, il terremoto dell'anima. Ti appoggiavi e tremava tutto, sento ancora la paura e la testa che mi scoppia, poi subito dopo pranzo è cominciata a circolare la voce: evacuazione totale. Alle 17 del 30 ottobre è arrivato un pullman del Comune e ci ha portati tutti via, sulla costa. Ricordo il silenzio irreale sull'autobus, la rassegnazione negli sguardi delle persone che dal finestrino vedevano allontanarsi il loro paese completamente al buio, come quando chiudi la casa e te ne vai per sempre. Gli anziani avevano le lacrime agli occhi, si lasciavano alle spalle le fatiche di una vita, il senso di comunità, il loro posto, ciò che erano. E' per tutto questo che sono voluta tornare, per loro e per questo senso di comunità che va ricostruito. Rifarei mille volte quella scelta».

E da dove si ricomincia? “Donne In Arquata” ha diverse idee. Intanto creare un'area camper per case mobili dove parenti, turisti e popolo delle seconde case possano alloggiare. Sono gli ospiti e i viaggiatori il vero motore della piccola economia locale. L'hanno già fatto a Grisciano di Accumoli. Anche se la pratica delle autorizzazioni è un percorso a ostacoli che scoraggia. «E' la nostra idea, anche se di difficile realizzazione, ma vogliamo provarci - dice Sabrina - è l'unico modo per riportare gente». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA