Isabella, l'Indiana Jones della frutta antica che sta salvando (coi Russi) il frutteto di Tolstoj

Isabella Dalla Ragione in un frutteto in Libano
di Vanna Ugolini
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Lunedì 5 Agosto 2019, 13:00 - Ultimo aggiornamento: 15:17
Dalle vallate delle colline crocevia fra Umbria, Marche e Romagna, alla Russia, passando per il Libano, la Terra Santa, la Palestina. Isabella Dalla Ragione è una agronoma speciale, una sorta di Indiana Jones alla scoperta della frutta antica: da quando era bambina - allora insieme al padre Livio, da cui è partito tutto - va alla riceca delle varietà di piante da frutto che sono in estinzione. E ora sta lavorando insieme a molti altri colleghi per salvare un frutteto particolare, quello della tenuta di Tolstoj.
Arca di Noè Il suo di frutteto, che incorona la casa di famiglia, a Lerchi, in Umbria, è una vera e propria arca di Noè, in cui sono state salvate centocinquanta varietà di piante da frutto che la produzione industriale, nel tempo aveva messo ai margini e che rischiavano di sparire per sempre. La pera volpina, la visciola, la mela di San Giovanni, sono frutti di straordinario sapore e bellezza ma non crescono in serie, non nascono tutti uguali. Per questo il loro imballaggio è impossibile. Inoltre non hanno rese tali da poter meritare uno spazio nella grande distribuzione. Così, via via, i contadini hanno smesso di coltivare queste varietà in favore di altre più commerciali. E loro, alla stessa stregua delle tigri e dei rinoceronti, rischiavano di sparire. Insieme alla cultura (di coltivazione, di utilizzo in cucina) e alle tradizioni popolari e artistiche che rappresentano. Lei, invece, ha fatto a piedi tutte le vallate intorno a Lerchi cercando, prima insieme al padre e poi da sola, un albero, un arbusto da cui poter far rinascere, tramite gli innesti di nuovo la varietà antica.
Vallate e conventi  Ha bussato agli antichi conventi, soprattutto quelli di clausura, isole di silenzio rimaste per molti versi immutate nel tempo. 
Nel frutteto di Isabella le piante sono cresciute e il suo lavoro è stato così riconosciuto e apprezzato all'estero che è stata chiamata in mezzo mondo (meno in Italia, molto meno in Umbria, dove vive) per portare le sue conoscenze e le sue competenze.
«Ora sono a casa per un po', ripartirò a settembre. Collaboro con la Fondazione Giovanni Paolo II in tre progetti: il recupero delle varietà di ciliegio e albicocco in Libano, dell'aloe in Giordania e del dattero in Palestina. Questo progetto è quasi chiuso. In questi paesi comunque il lavoro è più complesso. Si lavora anche per ridurre i danni dell'agricoltura chimica. Purtroppo lì arrivano i prodotti chimici che noi non usiamo più. Come se non fossimo su un unico pianeta. Quelle terre sono a tre ore d'aereo da noi e sono le nostre radici». In territori dove la guerra è purtroppo di casa è comunque bello sapere che qualcuno si occupa di far rinascere fiori e alberi.
Il frutteto di Tolstoj. L'altro lavoro impegnativo Isabella, l'agronoma dei Due mondi, ce l'ha in Russia. «Lavoro, insieme ad altri esperti, alla ristrutturazione del frutteto di Tolstoj. E' un luogo bellissimo, un frutteto di più di tremila piante, quasi tutte  sono meli perchè in Russia fa molto freddo e altra frutta non resiste a quelle temperature. Ed è vicino alla casa dove lo scrittore ha vissuto tutto la sua vita ed è morto. In Russia è una sorta di luogo sacro. Quel frutteto è segnato da tutto quello che la Russia ha passato. Puoi leggere nelle trasformazioni che ci sono state alle piante, al modo di curarle, alla scelta delle varietà, la storia della Russia».
Il lavoro al frutteto di Tolstoj è anche una grande operazione culturale. «In quella casa, vicino a quel frutteto Tolstoj ha scritto i suoi libri. Il frutteto vicino alla casa di famiglia faceva parte della cultura degli scrittori di quel tempo.  Quello di Tolstoj è di circa 40 ettari di meleto, per anni è stato trascurato. Ora è in corso la ristrutturazione. Il periodo migliore per vederlo è maggio, quando ci sono le fioriture. Stando là ho pensato che forse c'è una sorta di legame fra Tolstoj e il nostro Rinascimento proprio attraverso l'abbondanza e l'importanza di quel frutteto. Anche i giardini rinascimentali avevano il pomario e lo stesso Tolstoj aveva interessi trasversali, una grande sensibilità per la natura e per la scienza».
Archeologa della frutta. In Russia l'archeologa della frutta lavora anche a un altro progetto, «quello di mettere in rete tutti i frutteti antichi che ci sono». Dallo studio della frutta il passo alla letteratura è veramente breve: «Nelle zone fredde le ciliegie non maturano. Anche Cechov, quando parla del giardino dei ciliegi, fa riferimento alle ciliegie acide, le amarene».
In Italia, Isabella sta portando avanti due progetti: il primo Frutta e Arte, mette in relazione la frutta prodotta dai suoi alberi antichi con quella dipinta nei quadri. Anche in in questo settore Isabella ha fatto scoperte straordinarie, ritrovando dipinti del 500 in cui sono raffigurate alcune varietà di susine che nascono nel suo frutteto.
«Ora sto lavorando sulle pere. Siamo il terzo produttore mondiale, i primi in Europa, ma le varietà che arrivano sul mercato sono solo cinque. Eppure ci sono varietà antiche, anche di un migliaio di anni, che non devono andare perdute»
Tutta la ricerca che sta facendo Isabella Dalla Ragione non è finanziata. «Vado comunque avanti perchè ci credo». Il suo lavoro è raccolto nella Fondazione Archeologia arborea, che ha un sito e una pagina facebook e solo sponsor privati (Valfrutta, Kemon). Inoltre c'è un altro modo per per sostenerla: adottare un albero del suo frutteto. Con i soldi che arrivano viene acquistato il concime per l'albero e chi l'ha adottato può, in cambio, raccoglierne i frutti. Forse il modo più dolce per contribuire a far fiorire ancora gli alberi antichi.
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