«Non abbiamo risolto definitivamente la sclerosi multipla, ma certamente se si interviene presto la prognosi a lunga gittata oggi è migliore rispetto a 20-30 anni fa». Resta però il fatto che la diagnosi non è sempre tempestiva, perché, spiega Paolo Maria Rossini, responsabile dell’area neuroscienze dell’Irccs San Raffaele di Roma, «alcune volte i sintomi della malattia si scoprono per caso. E per essere certi che si tratti proprio di sclerosi multipla occorrono diversi accertamenti».
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Professore, ma cos’è la “demielinizzazione”, la patologia di cui soffre Fedez?
«I neuroni hanno un nucleo e poi dei prolungamenti. Uno di questi, il più importante, si chiama assone: sta in contatto con tutti gli altri neuroni, ed è circondato da una guaina mielinica, che può essere aggredita e distrutta. Quando accade, la funzione dei neuroni colpiti viene parzialmente perduta. Nella sclerosi multipla, alcuni anticorpi “cattivi” aggrediscono la guaina mielinica e la distruggono in alcune zone. La si definisce infatti sclerosi multipla o sclerosi a placche proprio perché si formano placche di demielinizzazione in piccole aree».
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Come la si riconosce?
Esiste una cura?
«È possibile un approccio in acuto, quando c’è la fase infiammatoria, con una terapia antinfiammatoria e il sintomo si risolve. Per le future ricadute, bisogna ridurre però la produzione degli anticorpi “pazzi”. Negli ultimi tempi si ricorre ad anticorpi monoclonali, che sono come bombe intelligenti che vanno a bloccare l’ingresso di sostanze che inducono le lesioni infiammatorie».
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