«Nei pazienti con infarto è stato notato un sorprendente abbassamento dei numeri, negli ultimi giorni è stato ancora maggiore. Il calo è più evidente per gli infarti con occlusione parziale della coronaria ma è stato notato anche in pazienti con una forma più grave - spiega Ciro Indolfi, presidente Società italiana di cardiologia, Ordinario all’università Magna Grecia di Catanzaro - Ridotti anche i ricoveri per scompenso cardiaco, anomalie del ritmo cardiaco, disfunzione di pacemaker e defibrillatori. Una situazione assolutamente identica al Nord e al Sud. Da ricordare che le persone con infarto che sono arrivate in ospedale lo hanno fatto molto tardi rispetto all’attacco». In Italia, ogni anno, si contano 130 mila infarti e circa 25 mila perdono la vita prima di arrivare al pronto soccorso. Le donne, pese esempio (il 33% del totale) chiedono aiuto quando la condizione è gia compromessa perché non riconoscono i sintomi.
«Non bisogna credere che in questo momento l’infarto sia meno grave del Covid-19 - aggiunge Indolfi - e non bisogna assolutamente minimizzare i segnali.
Come il dolore ti tipo costrittivo al petto che potrebbe essere la spia di un problema coronarico. Rivolgersi subito al 118, perché il ritardo nella diagnosi e nel trattamento dell’infarto aumentano la mortalità. I pazienti non devono avere paura. Nei pronto soccorso ci sono percorsi differenziati dove i pazienti non si incrociano».
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