San Benedetto, guerra nella vendita del pesce, per l'omicidio di Sarchiè quattro siciliani indagati

I carabinieri durante il sopralluogo nella ditta dove è stato ritrovato a pezzi il furgone di Sarchiè
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 9 Luglio 2014, 09:31 - Ultimo aggiornamento: 10 Luglio, 00:59

PIORACO – Per l'assassinio di Pietro Sarchi ci sono quattro siciliani iscritti nel registro degli indagati. Solo Giuseppe Farina, 40 anni, accusato del delitto: un ambulante di pesce abusivo nato a Catania ma residente a Pioraco, paesino dell'Alto Maceratese.

I quattro indagati sono tutti residenti da anni nell'Alto Maceratese. Gli altri tre hanno posizioni diverse e non avrebbero commesso il delitto: Santo Seminara, marito della titolare di una delle due ditte edili che condividono un capannone a Castelraimondo, catanese residente a Castelraimondo, sarebbe accusato di concorso nell'occultamento del cadavere, mentre una coppia (marito e moglie residenti a Castelraimondo, dei quali non trapelano i nomi) dev rispondere di favoreggiamento. Si tratta di amici e conoscenti tra loro. Sconosciuto al momento il movente.

Ci sono state già diverse perquisizioni. L'indagato principale Farina, assistito dagli avvocati Mauro Riccioni e Marco Massei, è stato sentito nella notte nella caserma dei carabinieri di Camerino ed ha respinto le accuse. Gli altri tre, anch'essi sentiti nella notte in caserma alla presenza del procuratore Giovanni Giorgio che conduce le indagini, hanno fatto parziali ammissioni spiegano alcune circostanze a margine del delitto.

Nel capannone di Castelraimondo, tra i pezzi del furogne di Sarchiè, è stato trovato anche un santino della madre del commerciante di pesce ucciso che ritraeva la foto della mamma e una preghiera. Sul pavimento sono state riscontrate tracce di sangue, ma Sarchiè non sarebbe stato ucciso lì.

Nella stufa dell'abitazione della coppia indagata sono stati rinvenuti frammenti del furgone che marito e moglie si apprestavano a bruciare ma sono stati fermati appena in tempo dai carabinieri. Altri parti del furgone sono stati trovati in una discarica.

L'indagato principale Giuseppe Farina risulterebbe intestatario di un'impresa edile mentre di fatto vende pesce in modo abusivo nell'Alto Maceratese da 7/8 anni.

L'impresa edile, proprietaria del capannone sotto sequestro, nata dopo la ricostruzione post sisma, era stata segalata per altri reati al procuratore di Macerata a un altro uffico.

Un testimone, poi, potrebbe aver assistito all'aggressione di Pietro Sarchiè. Altri abitanti della zona avrebbero invece assistito a una discussione avuta dalla vittima con altre persone non identificate. Per questo il procuratore Giorgio, ha rivolto un invito «perchè anche altri testimoni diano il proprio contributo di fronte di un fatto di estrema gravità, seguendo l'esempio delle numerose persone che hanno già reso dichiarazioni probatoriamente rilevanti».

La svolta nelel indagini ieri con il ritrovamento del furgone frigorifero del 62enne pescivendolo sambenedettese Pietro Sarchiè, il cui corpo parzialmente bruciato e con un colpo alla nuca, era stato rinvenuto sepolto a Valle dei Grilli di San Severino.

Il furgone di Sarchiè, un Ford Transit bianco con una fascia azzurra in basso del cassone a richiamare l’onda del mare, sarebbe stato smontato all’interno dei locali di una due ditte di costruzioni civili e industriali nella zona industriale Piani di Lanciano, in territorio di Pioraco a confine con quella nuova di Torre del Parco di Camerino. Ditte che fanno capo ad imprenditori siciliani.

L’accelerazione nelle indagini, coordinate dal Procuratore di Macerata Giovanni Giorgio e condotte dai carabinieri del nucleo operativo Maceratese del colonnello Leonardo Bertini, ha dato subito sviluppi interessanti sul giallo della misteriosa morte dell’ambulante di pesce Pietro Sarchiè, che era scomparso in queste zone dal 18 giugno scorso. Gli indizi e gli altri elementi raccolti in zona e dopo il ritrovamento del cadavere hanno ricondotto gli inquirenti sui luoghi della scomparsa, non lontana dalla zona industriale di piano di Lanciano e raggiungibile da Seppio con una strada secondaria poco frequentata che passa vicino una cava.

L’area della ditta dove il furgone era stato prima occultato e poi smontato è stata circoscritta in attesa di ulteriori accertamenti.