Gli inquirenti stanno cercando di chiarire se il tipo di tuta indossata dall’uomo, possa avere in qualche modo condizionato il suo salto, finito in tragedia. La salma del 39enne ieri era ancora nella camera mortuaria di Dro, e sicuramente ci resterà anche nella giornata odierna. A Pesaro, intanto, ieri il quartiere di Trebbiantico, dove l’uomo viveva, è stato avvolto da un grande dolore. Sposato pochi anni fa con la moglie Linda, i due (che non avevano figli), risiedevano in via dei Salici, in un’abitazione costruita, stando a quanto hanno raccontato alcuni vicini, nemmeno un anno fa. Poco più in là, sempre a Trebbiantico, vivono i genitori del jumper, in strada Ghetto di Trebbiantico. «Era un ragazzo serio, molto scrupoloso - lo ricorda Daniele Malandrino, amico dei genitori - dedito al lavoro (era dipendente di Società Autostrade, ndr) e con questa passione sportiva legata a discipline estreme». «Lo ricordo come un ragazzo solare, sempre con il sorriso, lo conoscevo ormai da tempo - ha detto ieri Roberto Biagiotti, ex consigliere comunale, vicino di casa di Piatti a Trebbiantico -. La nostra non era solo una conoscenza da vicini di casa, ma sicuramente un po’ più approfondita, quasi degli amici. Quando ho saputo l’accaduto sono rimasto piuttosto male. Un ragazzo volenteroso, non l’ho mai visto con le mani in mano, era sempre indaffarato a fare qualcosa. Per una sciocchezza, anche se non voglio entrare nella dinamica dell’incidente, purtroppo oggi non è più con noi».
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