Belforte, Nuova Simonelli, la macchina
per caffé che piace a Starbucks

Nando Ottavi
di Nicola Paciarelli
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Sabato 2 Gennaio 2016, 15:39 - Ultimo aggiornamento: 17:51
BELFORTE - «Il 2015 è stato un anno buono, con un fatturato superiore alle aspettative e in crescita del 26% rispetto al 2014. Un risultato dovuto all'impegno in ricerca, innovazione, qualità, nuovi prodotti e a investimenti sull'internazionalizzazione, il vero punto di forza dell'azienda, investimenti i cui frutti sono maturati proprio nel periodo di crisi: dal 2009 ad oggi abbiamo triplicato il fatturato».

Nuova Simonelli, leader nella produzione e vendita di macchine professionali per caffè espresso, sembra davvero un treno in corsa: 95 dipendenti e altrettanto di indotto, una macchina prodotta ogni tre minuti e mezzo, per un totale di 29mila ogni anno, una trentina di modelli che, però, con le personalizzazioni arrivano a un migliaio, due nuove macchine che andranno in produzione da febbraio. Il presidente e Ad, Nando Ottavi, consapevole delle potenzialità dell'azienda, traccia un bilancio del 2015, con un occhio al futuro.

Presidente Ottavi, un altro anno di crescita a doppia cifra. Quali i prossimi obiettivi?

«Se continuiamo con questo impegno e con la creatività che ci contraddistingue, entro cinque anni possiamo raddoppiare il fatturato, che per il 2015 si attesta sui 70milioni di euro. Esportando in centoventi paesi del mondo, Nuova Simonelli può ambire a questo risultato».

L'azienda è sempre concentrata sull'innovazione: su cosa avete lavorato negli ultimi anni?

«Intanto, sulla termicità delle macchine, con una tecnologia specifica, che permette di lavorare con tre temperature diverse, attraverso la quale abbiamo creato una lancia (il beccuccio da dove esce il vapore, ndr) fredda, per lavorare senza scottarsi. Grazie alle nanotecnologie, poi, siamo in grado di far sì che i pezzi delle macchine non rimangano incrostati dai residui di latte o caffè, garantendo pulizia. C'è, infine, il progetto sulla telemetria, realizzato assieme a Unicam, che permette di controllare ogni macchina a distanza».

I vostri mercati sono soprattutto esteri. Perché in Italia non si vende?

«Negli ultimi anni lavoriamo soprattutto con Asia, Oceania, Medio Oriente, Americhe. Basti pensare che la Vittoria Arduino, linea di fascia alta di nostra produzione, viene utilizzata anche dalle grandi catene, come Starbucks. Tra l'altro abbiamo la controllata americana che ha fatturato 17,5milioni di dollari nel 2015. Il mercato italiano vale, per noi, il 6% perché molto statico e con consumi calanti».

L'azienda si espande nel mondo anche come sedi...

«A novembre abbiamo aperto una filiale commerciale a Singapore perché il mercato asiatico ha una crescita veloce e noi forniamo prodotti, attrezzature e servizi. Ci sarà anche un'area tecnica dedicata alla formazione, sulla quale puntiamo molto. A giungo, invece, sarà terminato l'ampliamento della sede di Belforte. Nel nuovo stabile ci sarà lo show room, un piccolo museo, spazi per la formazione e gli uffici».

Che ostacoli dovete affrontare per essere così competitivi?

«La burocrazia, che lo Stato dovrebbe snellire, e le tasse, le più alte tra i paesi con cui ci confrontiamo, che peserebbero di meno con sgravi fiscali sugli investimenti».
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