Macerata, con la Yaris fino in Mongolia per salvare l'Amazzonia: il viaggio estremo di Marco Marcelletti

Marco Marcelletti con la sua Yaris
di Alesandra Bruno
3 Minuti di Lettura
Sabato 18 Luglio 2015, 14:58 - Ultimo aggiornamento: 22:32
MACERATA - Da Macerata fino a Ulan Bator, oltre 13mila chilometri a bordo di una Yaris, la "folle" avventura di Marco è il "Mongol rally 2015": «Non ho paura, passando da un continente all'altro toccherò con mano le evoluzioni delle varie culture architettoniche. Il viaggio è essenziale per la conoscenza».



Una vacanza decisamente insolita quella scelta dal maceratese Marco Marcelletti, 27 anni, di professione architetto. Il giovane, a caccia di stimoli e un pizzico di brivido, ha scelto di partecipare alla gara non competitiva che ogni anno raccoglie oltre 400 iscritti da tutto il mondo. Il rally nato nel 2004 per scopi umanitari, ha tre regole: ogni partecipante deve possedere una macchina di piccola cilindrata, aver raccolto almeno 1000 pound da donare in beneficienza e fare i conti con la totale mancanza di un'assistenza tecnica fino alla meta. Il ricavato finanzierà il progetto "Cool earth", per salvare la foresta amazzonica.



Questa sera, intorno alle 22, Marco si metterà in marcia alla volta di Praga, dove dopo il tradizionale "Czechout party" scatterà la partenza ufficiale in direzione Mongolia. Valigia leggera per preservare l'utilitaria: «La Yaris è il mio portafortuna - confida il 27enne - grazie al sostegno di sponsor e amici siamo riusciti a raggiungere quasi 2000 euro. In cambio, tappezzerò la macchina di immagini, adesivi e frasi che le persone mi hanno voluto lasciare. C'è chi mi ha dato la foto del proprio cane, chi quella delle nozze, li porterò con me in Mongolia. Oltre ad aspirine e medicinali, con l’aiuto di mio zio ho progettato un paramotore, rialzato le sospensioni dell'auto, pensato a taniche di benzina di riserva, portapacchi ad hoc e due gomme di scorta».



«L'importante è arrivare - spiega Marco - la scadenza è prevista a settembre, ogni team sceglierà il percorso che ritiene più opportuno. Noi abbiamo calcolato che ci impiegheremo tre settimane, forse però ci vorrà un mese. Con me fin dall'inizio ci saranno due maceratesi, Matteo e Angela. A Bologna con un aereo da Parigi arriverà uno dei miei migliori amici, Mauro Pieroni, insieme staremo fino a Tbilisi (Georgia), dove si fermeranno sia Matteo che Angela. Al loro posto saliranno due ragazzi pisani, Alessandra e Stefano».



Tra montagne, steppe e deserti, l'impresa on the road è un salto nell'ignoto: «Il tratto più pericoloso è quello tra Georgia e Armenia, al confine col Cacauso. Non penso di correre rischi, in passato ho viaggiato molto, anche in zone ritenute off limits dalla Farnesina; l’importante è prestare attenzione e portare rispetto. In alcuni punti le strade sono sterrate e prive di indicazioni stradali. Da Baku prenderemo un traghetto che attraversa il Mar Caspio: sono 35 ore di viaggio, ma dicono che il tramonto sia stupendo. Prenoteremo ad ogni tappa, in Mongolia se tutto andrà bene troveremo ospitalità nelle yurte dei pastori. Arrivati alla fine avremo diverse opzioni: vendere l’auto, darla in beneficenza oppure imbarcarla sulla transiberiana e riportarla in Estonia, dove sarà venduta o prelevata per un glorioso ritorno in Italia. Noi prenderemo un volo. Vorremmo filmare l'intero viaggio e fare un documentario», conclude Marco