Macerata, Manzi: «Serve un Pd unito e a Carancini dico di dialogare di più e non sentirsi isolato»

Irene Manzi
di Micola Paciarelli
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Venerdì 3 Ottobre 2014, 11:00 - Ultimo aggiornamento: 15:35
MACERATA - E' facile dipingere il Pd maceratese come un partito diviso, frammentato, ma lavorando insieme vedrete che le cose si muoveranno verso gli obiettivi che ci siamo posti per poter procedere uniti verso le elezioni. Finora l'onorevole Irene Manzi (Pd) è rimasta in silenzio sulle dinamiche cittadine del suo partito, «per evitare di confondere le idee a chi ci osserva», ma ora ha deciso di dire la sua, tra analisi delle cose e prospettive future.



Onorevole Manzi, partiamo dal patto della pizza”, non crede che queste riunioni segrete per stabilire equilibri interni facciano male al partito?

«Credo che quella cena vada ridimensionata. Spesso ci sono stati incontri politici tra uomini di partito, ma l'importante è che le decisioni finali vengano prese insieme delle sedi opportune, ovvero il direttivo e gli organi di partito, senza escludere nessuno».



Il Pd maceratese, però, è spaccato...

«La cosa fondamentale è che le diverse anime del partito trovino un modo per incontrarsi, parlare e fare un percorso comune».



E' vero che lei ha chiesto una riunione con diversi componenti del partito maceratese, per domani pomeriggio?

«Non confermo e non smentisco, ma credo che, da rappresentante parlamentare, il mio dovere sia di far sedere tutti intorno a un tavolo».



Non le sembra che buona parte del Pd voglia far fuori il sindaco Carancini dalla competizione elettorale?

«Non si può negare che i rapporti tra il sindaco e alcuni esponenti del Pd siano molto accesi. Il consiglio che mi sento di dare a Romano è che sia protagonista nel Pd in questo percorso unitario, per non essere isolato rispetto alle critiche. Lavorando anche lui da uomo di partito, oltre che da sindaco, potrà non essere isolato e rivendicare gli obiettivi raggiunti».



Onorevole, ritiene che Carancini debba candidarsi alle primarie?

«Non vedo perché non dovrebbe farlo, è il sindaco uscente, il nostro rappresentante in città. Dovrà parlare con tutti e fare una seria valutazione cercando il massimo sostegno attorno al suo nome».



Non le sembra strano che il sindaco uscente non sia ricandidato automaticamente?

«Viste le frizioni tra lui e parte del Pd, quella che dovrebbe essere una scelta naturale, ovvero la sua ricandidatura, ha bisogno di un momento in più di verifica e composizione».



Come vede i nomi di Mandrelli, Perfetti e Di Pietro come possibili candidati alle primarie?

«Ognuno porta in dote qualità e caratteristiche importanti».



A proposito di primarie, non crede che si dovrebbe già definire almeno la data?

«Ci stiamo lavorando e la prossima settimana faremo un incontro per studiare la bozza di regolamento. Credo che si debbano fare, come nel 2010, tra dicembre e gennaio. Contemporaneamente lavoriamo sul programma, per portare le proposte nelle sedi deputate del partito e condividerle con chi ci vorrà stare, partendo dall'attuale coalizione per allargarla, sicuramente all'Udc, senza perdere di vista i movimenti nel centrosinistra».