Ancona, la Regione licenzia Zuccatelli, ma il manager resiste: farò causa

Giuseppe Zuccatelli
di Letizia Larici
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Sabato 11 Aprile 2015, 13:07 - Ultimo aggiornamento: 13:16
ANCONA - La Regione “licenzia” il direttore generale dell'Inrca Giuseppe Zuccatelli, indicando come suo successore per tre mesi il direttore amministrativo Luigi Leonarduzzi.

Ma Zuccatelli, ai vertici del Geriatrico dal 21 febbraio 2011, non ci sta. Sostiene che la risoluzione del contratto sia illegittima e si dice pronto a dar battaglia a Palazzo Raffaello presentando ricorso al Tar e al Tribunale del lavoro.



«Sono offeso e indignato – tuona il manager – per la scorrettezza della Regione che mi ha liquidato con una lettera, senza rispondere a due missive inviate a metà febbraio e il 7 aprile. Questo è il trattamento ricevuto dopo tutto il lavoro fatto per la sanità marchigiana dal 2002 e gli importanti risultati conseguiti».



Zuccatelli sostiene che l’interruzione del contratto di lavoro sia illegittima. I motivi? «Sono stato nominato direttore generale dell’Inrca – spiega il manager – il 21 febbraio 2011. L’incarico sarebbe dovuto durare quattro anni, con possibilità di restare in carica fino a dopo le elezioni. Il 17 febbraio ho scritto al presidente Spacca, agli assessori Mezzolani e Marcolini e al direttore del Servizio salute Ciccarelli per informarli come, in mancanza di un atto formale, avrei continuato a lavorare. Non ho ricevuto risposta. Il silenzio mi ha consentito di restare in carica, in proroga, per altri 45 giorni, ovvero fino al 7 aprile».



Martedì il manager ha inviato una seconda lettera ricordando la scadenza del termine di proroga. «Anche in questo caso – aggiunge Zuccatelli – nessuno si è degnato di rispondermi. Così mercoledì, in qualità di direttore generale dell’Inrca, sono stato a Roma per concludere delicate trattative che nelle prossime settimane porteranno nelle casse della Regione ben 16 milioni». Poi la lettera di interruzione del contratto arrivata solo ieri. Per Zuccatelli è illegittima. «Se volevano licenziarmi – conclude – dovevano farlo nel giorno della scadenza, il 7 aprile. Invece mi hanno lasciato al mio posto per altri due giorni, prolungando implicitamente l’incarico fino a fine legislatura».