Fabriano, i 90 anni di Francesco Merloni
«La crisi? Ripresa agganciata»

Francesco Merloni
di Agnese Carnevali
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Venerdì 18 Settembre 2015, 12:22 - Ultimo aggiornamento: 12:36
FABRIANO - Ieri ha spento 90 candeline, festeggiando con la sua famiglia. Oggi sarà festa grande in tutti gli stabilimenti Ariston Thermo, pranzo in mensa offerto a tutti i dipendenti. Novant’anni di vita intensa, quelli dell’ingegnere Francesco Merloni, l'ultimo marchigiano nominato ministro.



Merloni, lei è l'ultimo marchigiano a essere stato nominato ministro. Era il '92. Perché dopo di lei più nessuno?

«Purtroppo dipende dal peso che hanno le Marche. Vero, sono stato io l'ultimo ministro marchigiano. Pensi, si parla di più di vent'anni fa. Era il 1992, e fa specie. Mi sembra che anche in quest’ultima campagna elettorale abbiamo rappresentato un residuo. Un problema che è aperto da tempo».



Le Marche più di tante altre regioni hanno sofferto anche la crisi economica.

«Tutto dipende dall’impegno degli uomini e delle donne. Dalla loro volontà di dare un contributo non solo per il proprio agio, ma per il progresso dell’intera società. C’è necessità di trovare nuovo slancio».



La nuova classe dirigente in Regione può guidare questo scatto in avanti?

«Ho pochi elementi per giudicare. Ceriscioli l’ho incontrato per la prima volta sabato scorso a Fabriano. Solo una stretta di mano, non ci ho parlato. Io, come sapete, ho sostenuto Spacca perché conoscevo la persona, le sue qualità, le sue capacità, che credo siano conosciute da tutti. Ora è tornato da noi, visto che con noi era in aspettativa. È un valido consigliere mio e di mio figlio e lavora in piena armonia con il coordinatore Iacobucci anche per la Fondazione».



Da ministro ai Lavori Pubblici tranciò la concessione a Longarini, che ora è in attesa di un risarcimento milionario. Che ne pensa?

«Non so perché ora lo Stato perde ogni causa. Posso solo dire che quando ero ministro ho revocato le concessioni a Longarini riscontrando delle irregolarità e portando ad Ancona 40 miliardi di vecchie lire».



Marche spesso lasciate sole, eppure sono riuscite a diventare una forza industriale.

«Merito degli uomini e delle donne, di personalità come quella di mio padre che si è prodigato per l’industrializzazione di Fabriano, nonostante i piani del governo dell’epoca ne prevedessero la destinazione a pascolo».



Poi però la crisi ha spazzato via tutto.

«Non tutto. La globalizzazione ha attaccato il nostro sistema, è vero, ma le Marche ce la faranno. Molte aziende hanno saputo riorganizzarsi, anche nei settori produttivi tradizionali, l’elettrodomestico, il calzaturiero. I dati del primo semestre del 2015 che abbiamo dal report della Fondazione ci dicono che le Marche hanno agganciato la ripresa. Si parla sempre dello 0,3-0,4, in linea con i livelli nazionali, ma si torna a crescere. Riprendono i consumi interni, anche se soffre l’export, soprattutto per i problemi con la Russia. Tutto dipende sempre dalle persone, soprattutto dai giovani, da un cambio generazionale adeguato, e dalla loro volontà di creare sviluppo per sé e per il Paese».



Che previsioni per Ariston Thermo?

«Positive. È la dimostrazione di quanto dicevo. Con mio figlio Paolo c’è stato un adeguato cambio generazionale. Ha preso in mano Ariston ed è cresciuto in questi dieci anni, guidando l’azienda verso il futuro. Io do una mano dietro le quinte».