Macerata, caos alla conferenza dei capigruppo sul caso Monachesi: il giallo della lettera di diffida

Deborah Pantana (foto Calavita)
di Nicola Paciarelli
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Sabato 20 Settembre 2014, 11:53 - Ultimo aggiornamento: 12:06
MACERATA - Giallo in Conferenza dei capigruppo, spunta una strana lettera proprio mentre il presidente del Consiglio chiede che, durante la prossima seduta dell'assise, una delle mozioni in esame venga discussa a porte chiuse.



La mozione, presentata da Anna Menghi, chiede chiarezza sui rapporti tra l'amministrazione comunale, la Croce verde e il suo presidente, Stefano Monachesi, alla luce della recente condanna a carico di quest'ultimo. A raccontare l'episodio di «una gravità inaudita» è la vicepresidente del Consiglio, Deborah Pantana (Fi): «Il presidente Mari ha iniziato a dire che la mozione si sarebbe dovuta discutere a porte chiuse per non violare la privacy di Monachesi. Tutti abbiamo espresso contrarietà, soprattutto perché si tratta di una condanna definitiva, pubblica. Tra l'altro se un atto vìola la privacy deve essere ritirato».



Dopo la contrarietà espressa dai capigruppo, che volevano come sempre la discussione pubblica, ecco il colpo di scena: «Mari ha tirato fuori e letto una lettera, indirizzata a lui, al sindaco e al segretario generale, con la quale Monachesi lo diffiderebbe dal portare in aula quella mozione, perché altamente diffamatoria nei suoi confronti».



Immediatamente si è scatenato il putiferio e sono emersi sospetti, come racconta Pantana: «Intanto la lettera, datata 17 settembre, non era protocollata. Mari ci ha detto che era appena arrivata e che gliela aveva consegnata il segretario. Sulla busta non c'era mittente, ma c'era scritto solo “al segretario comunale” e, tra l'altro, la linguetta che protegge la colla era ancora attaccata, quindi la busta era aperta. Nessuno ci ha saputo dire chi l'ha portata e a chi è stata consegnata», dice Pantana che poi attacca: «Il sospetto è che questa cosa sia stata architettata. Forse ci volevano intimidire? E poi se, come ha detto Mari, è una lettera privata, perché l'ha letta ai capigruppo? E' chiaro che c'è qualcosa che non va. Chi ci amministra crede che il Comune sia una cosa di proprietà fa come gli pare, ma ora queste assurdità debbono finire».



La vicepresidente del Consiglio vuole chiarezza sull'accaduto: «Chiederò a Mari e al segretario di mettere questa vicenda intollerabile per iscritto, voglio sapere tutto quello che è successo veramente. Siamo di fronte a un fatto gravissimo, vergognoso, che non può succedere in un'amministrazione pubblica. Voglio andare fino in fondo».