Brodo di busbane è quanto consiglia anche Danilo Tornifoglia dell'Osteria Strabacco di Ancona. «Nella tradizione la cena della Vigilia è un pasto povero a base di pesce poiché, al di là del significato liturgico, ci si prepara ai fasti gastronomici del pranzo di Natale. Oggi tale concezione ha subìto una stortura: gli scampi, le canocchie, le aragoste che compaiono spesso sulle nostre tavole, conservano dell'antica idea di sacrificio solo l'aspetto economico». E dopo il brodo? «Sardoni cotti sulla brace o al forno, oppure seppie con piselli, o ancora tranci delle nostre spigole cucinati al forno con patate e olive».
Marcello Nicolini, dell'omonimo ristorante di Portonovo, aperto fino al 6 gennaio, invita a tenere duro nonostante la crisi, mantenendo viva la tradizione e magari sfruttando il pesce azzurro, «che è saporito, sano e favorisce la piccola pesca del nostro mare». Il segreto per Marcello consiste nella semplicità: «Acquistare bene e accompagnare il pesce con olio buono e verdure di stagione».
Antonio Corrado del ristorante il Napoleon di Ancona, da creativo qual è, propone un percorso di ricerca pur mantenendo l'utilizzo di ingredienti regionali: «Le cicerchie incontrano le vongole, le mazzancolle si accompagnano alla ricotta di bufala in un piccolo cannolo, la spigola nostrana sposa una crema di cavolo rosso».
Il menù, apparentemente da gourmet, ha invece la caratteristica di potersi preparare con largo anticipo, così da liberare dalle ansie il povero addetto ai fornelli e poter così partecipare anch'egli al rito della vigilia. Di origine napoletana, Antonio Corrado non può che concludere questo menù con l'immancabile carrellata di dolci tradizionali.
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