Il web: «Morto il giudice anti-crocifisso». Lui: «Tranquilli, sono risorto»

Luigi Tosti
di Rosalba Emiliozzi
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Mercoledì 6 Gennaio 2016, 16:58 - Ultimo aggiornamento: 7 Gennaio, 12:14
«Morto? Sono risorto. Hanno già chiamato, hanno avvertito mia moglie e meno male che io ero in casa altrimenti non so come sarebbe finita». Luigi Tosti, ex magistrato, la prende a ridere dopo che un sito online ieri ha pubblicato la sua foto con la bufala: “Morto a 68 anni Luigi Tosti, il giudice anti crocifisso”.

«Non so come sia uscita questa notizia, c'è un omonimo, giudice del Tar del Lazio - dice al telefono dalla sua casa di Rimini, Luigi Tosti, oggi in pensione ma sempre battagliero. Dopo che il Csm lo ha rimosso dalla magistratura, ha abbandonato la sua professione ma non le aule dei Tribunali dove cerca ancora un barlume di giustizia come privato cittadino ma anche con ex giudice.

L'essere stato magistrato oggi si traduce per Tosti nel dare pareri o consigli, «tutto gratuitamente», ad amici o conoscenti nell'ambito di cause o contenziosi. D'altronde di esperienza Tosti ne ha molta. All'inizio della sua carriera è stato per cinque anni avvocato, facendo pratica nello studio Ugolini tra Macerata e Cingoli, dove è nato, e superando l'esame di Stato. Poi i concorsi vinti al Credito Fondiario umbro marchigiano, assegnato all'ufficio legale. «Ci restai 10 mesi, era un lavoro noioso - dice Tosi - lo abbandonai per andare a lavorare in Comune».  Nel frattempo, infatti, vinse anche il concorso come segretario comunale a Cingoli dove lavorò per qualche mese, finché non seppe di aver superato anche il concorsone per la magistratura. «Tutto in un anno» racconta ancora Tosti.

Poi l'incarico di giudice a Camerino e la battaglia contro i crocifissi nelle aule, finita con la sua rimozione da parte del Csm perché si rifiutò di tenere udienza in un'aula, solo per lui, senza crocifisso.
Soluzione proposta dal Csm, che Tosti definisce «grottesca». La Cassazione respinse il suo ricorso, mettendo così la parola fine alla sua carriera in magistratura. Eppure Tosti va avanti. «Ho fatto ricorso alla Corte Europea, ma anche lì sono intasati» dice. Poi ha avviato, e vinto più volte, una serie di cause per la lentezza della giustizia italiana, invocando la legge Pinto. «Anche per cause civili che mi vedono impegnato come privato cittadino, una addirittura pendente da 18 anni - dice - è allucinante, ho vinto le cause e ottenuto risarcimenti in base alla legge Pinto ma lo Stato non paga. Ho anche chiesto la compensazione tra debiti e crediti verso lo Stato, ma non mi è stata concessa. Sono cose gravi, di cui nessuno parla». Poi la stoccata finale. «Non si può più fare affidamento sulla giustizia, italiana ed europea - dice - meglio mandare giù i rospi e tenersi alla larga dai Tribunali».
 
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