Ancona, Bankitalia accusa Bianconi: «Dominus incontrollato di Banca Marche»

Massimo Bianconi
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Martedì 26 Agosto 2014, 22:25 - Ultimo aggiornamento: 22:39
ANCONA - Banca Marche stata gestita per almeno 10 anni da un "dominus" che agiva incontrollato, l'ex direttore generale Massimo Bianconi. Sono le nuove accuse di Bankitalia, secondo cui Bianconi si era creato una banca su misura, concedendo crediti facili a 20 costruttori e imprenditori ora quasi tutti in default, tradendo la «mission retail della banca», senza fornire al Cda informazioni rilevanti, e percependo compensi «anomali attraverso operazioni opache».



«Scarsamente incisivo» il ruolo dell'ex presidente Lauro Costa, mentre l'organo di supervisione strategica era sostanzialmente «spossessato dei propri poteri, a favore delle Direzione». Pesano forse più dei 4 milioni di multa (fino a 300 mila euro a testa) le motivazioni della "sentenza" con cui Bankitalia ha comminato sanzioni amministrative e pecuniari a chi ha rivestito ruoli di amministrazione, direzione e controllo in BdM anteriormente al 2012, portando l'istituto di credito a un deficit di quasi 800 milioni di euro, e al commissariamento.



Bianconi si è battuto come un leone tentando di addossare le responsabilità al vice, al Cda, e perfino al suo successore, ma la Vigilanza archivia come «generiche, inadeguate», o addirittura «infondate» le controdeduzioni, e fa scattare le sanzioni. Il quadro che emerge dalla lettura del documento è sconfortante. Il ruolo dell'ex presidente Lauro Costa viene bollato come ininfluente, l'attività del Cda descritta come carente, tale da determinare «squilibri nella gestione, soprattutto quella dei crediti deteriorati, con un differimento sine die del riordino del gruppo».



Nel mirino della Vigilanza in particolare i compensi di Bianconi, e la «lettera di encomio» rilasciata da Costa. Non hanno convinto Bankitalia le controdeduzioni degli ex componenti del Cda sull'ok ai compensi di Bianconi sulla base dei pareri dell'Organo di controllo, o il fatto che «la riconferma nell'incarico del direttore generale era auspicata anche dalle Fondazioni socie».



È interessante notare che almeno due ex consiglieri, Francesco Calai e Eliseo Di Luca, si difendono sostenendo che spesso i componenti del Cda venivano a conoscenza dell'ordine del giorno solo in apertura di seduta, senza poter fare approfondimenti, mentre Di Luca racconta che «in caso di dissensi in seno al Cda, si aveva la riproposizione della delibera con voluminose relazioni, fornite spesso all'inizio delle adunanze e perciò non approfondite».



Per Bankitalia «il complesso del materiale difensivo prodotto ha confermato le rilevanti anomalie emerse e la loro riferibilità agli organi in carica fino agli inizi del 2012». «Le difese presentate dagli ex consiglieri in carica fino al 2012» e dagli ex presidenti Costa e Michele Ambrosini, sono «generiche e prive di elementi idonei a superare il complesso delle gravi responsabilità contestate». «Nel merito, non smentiscono la portata degli addebiti, limitandosi a richiamare iniziative (piano industriale e/o incarichi conferiti a consulenti esterni) risultate non incisive e inidonee a rimuovere le criticità evidenziate dalla Vigilanza». «Si ritengono pertanto confermate le irregolarità e sussistenti i presupposti per l'irrogazione di sanzioni amministrative nei confronti di tutti gli interessati coinvolti nella precedente gestione»: cioè Costa, Ambrosini, l'ex vice presidente Tonino Perini, e i consiglieri Bruno Brusciotti, Marcello Gennari, Eliseo Di Luca, Walter Darini, Germano Ercoli, Mario Volpini, Pio Bussolotto, Massimo Cremona, Giuliano Bianchi.



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