Si ammalò di epatite all'ospedale di Pesaro
Ma il Ministero non ha soldi per il risarcimento

Si ammalò di epatite all'ospedale di Pesaro Ma il Ministero non ha soldi per il risarcimento
di Elisabetta Rossi
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Sabato 9 Gennaio 2016, 16:12 - Ultimo aggiornamento: 16:14
PESARO - Alla fine ha vinto. Ma non ancora avrà un euro. Dopo più di 10 anni di battaglie giudiziarie, la Corte d'Appello di Ancona ha riconosciuto un maxi risarcimento danni a un 50enne pesarese, ex venditore di auto, per aver contratto l'epatite C con alcune trasfusioni dopo un intervento chirurgico all'ospedale di Pesaro. I giudici gli hanno liquidato più di un milione di euro. Qualche decina di migliaia di euro sono state riconosciute anche alla moglie della vittima, un'insegnante di Pesaro. Ma di tutti quei soldi, i due non vedranno neppure un centesimo. Almeno per ora.
 
«Il Ministero della Salute che è stato condannato al pagamento del risarcimento non ha i fondi - spiega il legale del pesarese, l'avvocato Michela Maria Massanelli - È una vergogna. Per questo non ci arrenderemo. Faremo azioni di ogni tipo. Anche a costo di pignorare immobili. O valuteremo la possibilità di chiedere che questi soldi gli vengano scalati dalle tasse. Se servirà, andremo fino davanti al presidente della Repubblica».
Tutto è cominciato nei primi anni del 2000 con un'operazione al San Salvatore di Pesaro. Era stato necessario sottoporre il paziente a una trasfusione. Ma purtroppo quell'oro rosso che avrebbe dovuto salvargli la vita, ha finito per rovinargliela. Il sangue era infetto e il pesarese ha così contratto l'epatite C. Ha dovuto subito dire addio al lavoro per potersi curare. Ma la sua situazione non è andata migliorando. La moglie ha dovuto dedicare tutta se stessa al marito. Nel frattempo, i due hanno fatto l'impossibile per non far mancare niente ai tre figli, che si sono tutti laureati. E poi si è aperta la parentesi giudiziaria. La coppia ha chiamato in causa il Ministero della Salute chiedendo il risarcimento dei danni. Ma in primo grado, il Tribunale di Ancona gli ha risposto picche. Ieri mattina invece i giudici dell'appello hanno ribaltato la sentenza e condannato il Dicastero al pagamento del danno patrimoniale biologico sia a favore della vittima che della moglie per mancato guadagno visto che anche lei non ha potuto più lavorare per occuparsi del marito e della famiglia. Ma ora la situazione del pesarese non cambierà di una virgola. Al danno fisico e alla salute, si aggiunge infatti che non arriverà la somma che gli è stata riconosciuta di diritto. Il Ministero ha detto di non avere soldi in cassa per pagare quanto i giudici hanno stabilito. "Così abbiamo fatto il pignoramento presso terzi visto che con la prima sentenza mi avevano risposto che non c'erano fondi - dice l'avvocato Massanelli - non molleremo per alcun motivo. Quei soldi sono del mio cliente e della sua famiglia. E andrò ovunque pur di farglieli avere"
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