Viaggio nell’editoria indipendente, le case editrici emergenti da tenere d’occhio

Viaggio nell’editoria indipendente, le case editrici emergenti da tenere d’occhio
di Luca Ricci
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Sabato 10 Dicembre 2016, 09:40 - Ultimo aggiornamento: 13 Dicembre, 22:55
Forse l’Italia è un paese di santi, navigatori, poeti ed editori. Un tempo c’erano (e ci sono ancora, per fortuna) Minimum fax e Voland, Quodlibet e Sur, Tunué e L’Orma (per non parlare di Sellerio, e/o, Marcos y Marcos): marchi indipendenti della nostra editoria che hanno ormai una loro riconoscibilità forte, e una nicchia di lettori affezionati in libreria. Ma quali sono invece nel panorama indipendente le nuove realtà emergenti? Ho fatto un giro tra gli stand di "Più Libri Più Liberi" di Roma, la fiera nazionale dedicata proprio alla piccola e media editoria, e quella che segue è una lista- molto parziale (gli editori accreditati sono oltre 400)- dei marchi più interessanti del 2016.
 
Neo edizioni (Castel di Sangro): nomen omen, si prefigge di diventare il neo dell’editoria italiana, nel senso di creare un fattore di disturbo rispetto alla produzione mainstream, alla rassicurante banalità del best seller di stagione. Angelo Bisella dice: “L’unica cosa che ci importa è avere autori di carattere, libri senza intellettualismi da salotto”. Il titolo di punta è il romanzone (700 pagine) il “Grande nudo” di Gianni Tetti, che passa da una catastrofe all’altra per raccontarci- senza belletto- del mondo di oggi.
 
Cliquot (Roma): Chevalier Cliquot era un mangiatore di spade che si esibiva nei circhi e nei teatri di vaudeville verso la fine dell'Ottocento, intitolare a lui una casa editrice significa avere un punto di vista inconsueto sulle storie. Spiega Paolo Guazzo: “L’intrattenimento di Cliquot era una cornice per altri spettacoli, noi invece vogliamo mettere in primo piano ciò che fin’ora è stato tenuto in ombra”. Un titolo rappresentativo: “Riso nero” di Sherwood Anderson (unica versione disponibile era quella di Pavese del 1932, prima di questa ritraduzione di Marina Pirulli).
 
Edizioni Clichy (Firenze): riprende il nome di un quartiere di Parigi per indagare e pubblicare la letteratura francese contemporanea, non disdegnando la narrativa under 18. Il direttore editoriale Tommaso Gurrieri dice: “Ormai abbiamo un catalogo diviso perfettamente a metà, adulti e ragazzi, perché è giusto cominciare a offrire proposte non ovvie da subito”. Recentemente è stata inaugurata anche una collana per i nordamericani, con il notevole successo del  romanzo di culto “L'amante di Wittgenstein” di David Markson.
 
Racconti edizioni (Roma): è la sola casa editrice in Italia a pubblicare esclusivamente racconti. Dicono Emanuele Gianmarco e Stefano Friani: “Abbiamo entrambi studiato filosofia e le forme brevi sono venute in nostro soccorso per placare la sete di letteratura. Abbiamo iniziato con Kafka, Lovecraft, Carver, Bukowski, Cortázar, Ballard e tra gli italiani i cannibali, Benni, Tondelli, Calvino, Landolfi. Sono troppi…” Per ora un’unica collana che ha già raccolto plausi e consensi, ultimo titolo “Oggetti solidi", tutti i racconti di Virginia Woolf con l’ottima curatela di Liliana Rampello.
 
LiberAria (Bari): un’ibridazione tra due delle parole più sacre che esistano, “Libro” e “Libertà”, da qui nasce questa casa editrice. Dice Giorgia Antonelli: “In puglia ci sono tantissime case editrici che chiedono un contributo economico agli autori e noi non volevamo essere diversi, rischiare, raggiungere standard professionali”. Due collane dedicate alla narrativa italiana contemporanea: «Meduse» è più tradizionale (Alessandro Garigliano con “Mia moglie e io”); «Penne» è la più sperimentale (tra gli altri, ospita le opere più recenti di Alessandro Raveggi, Alessandra Minervini e Orazio Labbate).
 
Tic edizioni (Roma): tic come un brusco movimento involontario che nasconde sintomi anche molto profondi. Spiega l’editore Emanuele Kraushaar: “L’idea di base è di far interagire il lettore con i nostri prodotti, tutti legati alla scrittura e al mondo del libro, anche se in maniera non convenzionale”. Sì, perché il titolo più chiacchierato- e anche più manipolato- è “#paroleorrende” di Vincenzo Ostuni, una serie di magneti (che indicano una serie di parole dall’utilizzo abusato) per comporre infiniti costrutti (tutti orrendi).
 
66thand2nd (Roma): è l’incrocio tra la Sessantaseiesima Strada e la Seconda Avenue, a Manhattan, dove gli editori hanno creato il primo nucleo del progetto editoriale. Dice Michele Martino: “Un progetto, come suggerisce il logo ispirato alla segnaletica delle freeway, che guarda con attenzione ai fermenti della narrativa angloamericana, ma anche aperto alle letterature altre e ai talenti italiani”. La collana più fortunata è «Vite inattese» con le biografie atipiche di Senna, Jordan, Pantani. E su tutti spicca il Pulitzer “Giorni selvaggi” di William Finnegan, romanzo di vita e di surf (non necessariamente in quest’ordine).
 
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