L'incontro con Hemingway e il torero Romero, ​Gianni Clerici in “Quello del tennis” 

La copertina di Quello del tennis
di Antonio De Florio
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Martedì 15 Dicembre 2015, 16:49 - Ultimo aggiornamento: 18:20
Gli capita di origliare in un bar di Pamplona Ernest Hemingway, che a un amico racconta l’incredibile storia del torero Romero, ucciso dal torello di cui si era innamorato. Al grande scrittore americano Gianni Clerici si presenta come ammiratore e cronista, chiedendo se Romero sarà il protagonista del suo nuovo romanzo e lui risponde con la proposta di un gentlemen’s agreement: se non avesse utilizzato quella storia, avrebbe potuta scriverla l’interlocutore appena conosciuto. Lo scriba Gianni Clerici impreziosisce la sua etero-biografia - è sua la definizione - “Quello del tennis”, (Mondadori, 20 euro) con questo episodio, in una galleria di personaggi che vanno da Gianni Brera, suo mentore e amico, a Italo Calvino, a Ottavio Missoni, a Hermann Hesse, che va a scovare nel suo ritiro svizzero. L’elenco è lungo, Gianni Clerici sfoglia le pagine della sua vita con la levità del cronista di razza che sa sconfinare nella scrittura lunga, nel romanzo.

Il tennis è la sua infanzia ad Alassio, l’avventura in “Cinquecento” che a 23 anni lo porta a Wimbledon; lui gracilino, originario di un luogo incantevole che guarda il lago di Como, sfiora i grandi campioni, si misura, li racconta, conosce il sapore della sconfitta. Le parabole delle palline disegnate da una racchetta sono solo un’occasione per scavare dentro se stesso, un eterno ragazzo, che resta affascinato dalla storia delle religioni, fino alla laurea ad Urbino.

Gianni Clerici racconta la sua prima dimora comacina con un gatto padrone che veglia sulle rovine e diventa non a caso l’Innominato, il fantasma dello zio Antonio, la Guerra, l’avventura in Africa della famiglia, e poi Londra, Holland Park dove abita e viene rapito dal mercatino di Portobello.

La ricerca nelle sue pagine non viene mai meno, come la commedia e la poesia. La scrittura è la sfida che a ottant’anni suonati continua ad affascinarlo come un bambino. Ha scritto ventitrè libri, migliaia di articoli ma in tutte le pagine (198) traspare l’ansia di chi deve decidere ancora cosa fare da grande.
 
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