Quando droga e omertà vincono su tutto. Nel libro di Carla De Bernardi il dolore per la perdita di un figlio e la battaglia di una madre per la verità

Quando droga e omertà vincono su tutto. Nel libro di Carla De Bernardi l'insostenibile dolore per la perdita di un figlio e la battaglia di una madre per la verità
di Paolo Selleni
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Venerdì 11 Dicembre 2020, 16:32

E' una storia dura, cruda e senza fronzoli quella raccontata da Carla De Bernardi nel suo "Si spezza ogni volta il mio cuore" (Golem Edizioni). E' la storia di una donna che ha perso un figlio in una comunità di recupero per tossicondipendenti e non riesce, non può chiudere il cerchio di una vicenda tanto catastrofica senza conoscere la realtà dei fatti. Perchè Tommaso, Tommy, è morto in circostanze poco chiare, con la comunità Il Bosco che ha sostenuto la tesi del suicidio e lei, Giovanna, che li ha trascinati in tribunale per fare luce su una serie di palesi contraddizioni e reticenze che pure non sono state scalfite nel percorso processuale.

Detta così, nella sua assoluta tragicità, sembra una storia come se ne sono sentite altre. Una storia di dolore infinito, di ricordi e di rimpianti che svuotano la vita di chi resta, di rabbia che anima le battaglie anche più disperate e l'esigenza di perdono prima che di riscatto da una sensazione di prostrazione che sembra essere insuperabile. Ma il libro di Carla De Bernardi (che si è appena aggiudicato il premio giuria del concorso Milano International) non si limita alla confessione straziante di un genitore che non sa come guardare al futuro.

Primo Levi scrisse che «accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso». Giovanna ci va vicino, prova sulla sua pelle che sopravvivere a un figlio è una punizione troppo feroce e che gli altri affetti, per cari che siano, altri figli e nipoti compresi, potranno portare barlumi di luce ma non riusciranno mai a cancellare quel male profondo che segnerà in modo indelebile la sua esistenza. Ma al di là dell'urlo di dolore e di frustrazione di una madre che si è sentita morire con il figlio, il libro è esplicito nel duplice scopo che la spinge ad andare avanti: «trovare la verità ovunque sia stata nascosta» e restituire a Tommy «il rispetto e la dignità di cui ti hanno privato».

E così il libro diventa implacabile nell'esaminare i fatti, centellinare le responsabilità, ritrarre il carattere dispotico e impositivo del padre del ragazzo e il suo essere sempre pronto ad aprire il portafoglio per tenerlo legato a sè, le debolezze oltre alla dolcezza di un Tommy che molte volte ha visto indifeso, esposto, solo e non è stato aiutato, e d'altro canto i suoi limiti, prima bambina e poi madre, che ha sempre pensato di doversi fare accettare dagli altri attraverso il sorriso, il buon comportamento, la condiscendenza e, spesso anche per la mancanza di risorse, non è riuscita a dare alla sua vita e a quella del figlio la direzione che avrebbe voluto. Poi c'è la comunità di recupero con i suoi metodi a tratti inumani più che severi, e l'accusa di omertà nell'avere celato, secondo Giovanna, le cause reali della morte del figlio.

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Era il 15 marzo 2013 quando il dottor K. telefonò a Giovanna e le disse: «Tommy è morto. E' caduto. Si è buttato». E da lì è iniziata la sua seconda (non)vita, costruita giorno dopo giorno alla ricerca della verità e della giustizia. Anche se, nessun titolo è mai stato più azzeccato, "Si spezza ogni volta il mio cuore".

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