Thriller
Prima di lui, gli Stati Uniti avevano avuto Caryl Chessman (1921-1960), meno famoso e con una fine da thriller vittima della legge “Lindbergh”, condannato in California per rapina, sequestro e abuso sessuale, colpe ammesse nel romanzo “Cella 2455 braccio della morte”, non accettando, invece, altre accuse – «Non sono io il bandito della Luce Rossa» – che lo porteranno a morire nella camera a gas, da innocente. Ma è dall’altra parte dell’oceano, in Australia, che troviamo il criminale occidentale, capace di passare da pericoloso sadico a quello che rifiuta un trapianto di fegato in favore di una bimba: Mark Brandon (1954-2013) detto Chopper, per la somiglianza con un cartone. Cominciò la sua attività di scrittore, prima di finire in prigione, dando i nomi alle bande che fondava: “Surrey Road” e “The Cappotto Gang”, poi arrivò “Chopper: From the insider”, che raccontava i suoi anni in prigione e dopo numerosi polizieschi. Divenne l’uomo più pericoloso del paese, infine arrivò in tv, prigione di lusso che regala molta più fama. Regalò il suo nome a una birra “Chopper Heavy”, incise due dischi, e prima era stato un film di culto.
Molto meno personaggio l’altro australiano Gregory David Roberts (1952), ma più scrittore con il suo romanzone “Shantaram” vera e propria saga sia nella scrittura che nella stesura, capace di mescolare il vissuto con la mafia a Bombay con la lotta contro i russi in Afghanistan insieme a l’immaginato mondo dei personaggi che li abitano. Diverse le storie francesi di scrittori come Henri Charrière (1906-1973) – accusato di omicidio e imprigionato nella Guyana francese – e del suo “Papillon” divenuto film con Steve McQueen e Dustin Hoffman. E dell’altro criminale/bugiardo: Jean Genet (1910-1986), capace di capitalizzare la sua infelice infanzia e i suoi giri penali facendone anche un archetipo delle sue scelte sessuali: «Anche se non son sempre belli, gli uomini votati al male possiedono le virtù virili». Tutti politici, invece, gli scrittori criminali italiani, da Giulio Salierno (1935-2006) – Autobiografia di un picchiatore fascista – che prima di farsi scrittore e sociologo aveva ucciso un ragazzo che si era opposto al suo tentativo di rapina (era il ’53), poi si arruolò nella Legione Straniera in Africa fino a quando non fu catturato dall’Interpol due anni dopo. Ne passò 13 in carcere fino alla grazia ad opera di Saragat. Meno conosciuta è la vicenda di Giuseppe Lo Presti (1958-1995) anche se uno dei suoi libri “Il cacciatore ricoperto di campanelli” – è stato salvato da Aldo Busi. Rapinatore ed eversore di destra, pur non avendo completato le elementari non solo collaborò dal carcere a molti giornali di quell’area ma scrisse libri in una lingua insolita. Sante Notarnicola (1938) è in un mucchio di canzoni. Con la banda dell’amico Pietro Cavallero colleziona 5 omicidi e 23 rapine, poi pubblica “L’evasione impossibile”, adesso scrive poesie e fa l’oste. Infine, Cesare Battisti (1954) militante del Proletari Armati per il Comunismo, accusato di omicidio, rifugiato in Francia poi in Brasile. Scrive da prima che Bernard Henri-Lévy gli desse la patente di scrittore, era finito nella Série Noire. «Quello che dico ce l’ho nella pancia», il resto, viene, riscrivendosi».
Marco Ciriello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA