«Una sconfinata solitudine di massa»: le carceri italiane nel libro fotografico "Prigionieri" di Valerio Bispuri

«Una sconfinata solitudine di massa»: le carceri italiane nel libro fotografico "Prigionieri" di Valerio Bispuri
di Nicolas Lozito
3 Minuti di Lettura
Giovedì 14 Novembre 2019, 23:00 - Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 15:40

Sono tanti, a volte tantissimi, i fotografi che si confrontano con il paesaggio umano del carcere: per molti è un esercizio di stile o una fase formativa per provare l’accesso a luoghi e persone inarrivabili e in bilico. Spesso finisce con un fallimento, perché la resa dell’immagine non sa riportare il peso di vite così diverse.

Per Valerio Bispuri, invece, ritrarre carcere e carcerati non è un’esperienza per fare curriculum, ma una vera missione. Da vent’anni, il fotografo romano classe 1971 si concentra sul tema della «libertà perduta» e l’emarginazione: nel 2015 ha pubblicato il suo lavoro decennale su 74 carceri dell’America del Sud (Encerrados), e nel 2017 la sua indagine sulla nuova droga Paco (Paco. A drug story).

E' uscito ora Prigionieri (Contrasto, 176pp, 39€): 130 scatti in bianco e nero dall’interno delle carceri del nostro Paese. Da quelle di massima sicurezza, come Poggioreale di Napoli o l’Ucciardone di Palermo, alle storiche Regina Coeli di Roma e San Vittore di Milano; dalle carceri femminili alle colonie penali; e così per dieci istituti diversi, nuovi o vecchi, con i muri scrostati o dall’architettura modello per agevolarne il controllo.



Non è certo uno di quei libri di fotografia da collezionare, senza mai aprire, sul tavolo del salotto. È un lavoro di antropologia fotografica necessario, autentico, da studiare. La comprensione arriva grazie ai dettagli: una piccola stanza con cinque detenuti impilati sui letti a castello, l’abbraccio amorevole e violento di tre donne, l’utilizzo delle casse di acqua da sei come pesi da palestra. Alcune foto si fissano nella memoria più di altre, sembra di stare lì, mentre Bispuri pranzava con i detenuti per conoscerli meglio: un uomo spadella ai fornelli, e meno di mezzo metro dietro di lui, un altro detenuto è seduto sul water. In un carcere fatto di sbarre, muri e vetri, proprio lì non ci sono divisioni. Intenti manifesti e un manifesto di intenti, verrebbe da dire.

Prigionieri è accompagnato da tre testi complementari: un commento di Edoardo Albinati, premio Strega 2016 e da vent’anni insegnante nel penitenzario di Rebibbia; un contributo di Stefano Anastasia, docente e fondatore dell’associazione Antigone («70 mila detenuti per 45-50 mila posti detentivi: questo è il primo dato del sistema carcerario italiano»); e il racconto in prima persona dello stesso Bispuri. «L’idea che ne ho ricavato è di una solitudine sconfinata: i detenuti sono permanentemente a contatto tra loro, eppure sono sempre soli». Un mondo e un’umanità paralleli: per giudicare prigioni e prigionieri bisogna prima vedere.
 



Prigionieri
di Valerio Bispuri
Traduzioni di Ruth Taylor
21 x 29 cm; 176 pagine
103 fotografie (bianco e nero)
39,00 euro

Il libro sarà presentato al Maxxi di Roma il 15 novembre alle ore 18.30

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