«Cosa ero io esattamente? Ero proprio un’arma … Sia chiaro: un’arma buona al servizio dello Stato; un’arma per difendere l’italiano onesto. Più e più volte hanno tentato di fermarmi, di bloccare il lavoro in cui credo ed ho sempre creduto. Hanno provato ad uccidermi non una ma due, tre, quattro, cinque volte. Tante ne ho contate di occasioni in cui stavano per eliminarmi. Come? Ferendomi mortalmente con i cocci di bottiglie rotte, con coltelli affilati come rasoi, investendomi con gli scooter, infilzandomi con le siringhe infette. Ma io sono ancora qui, in vita, continuo a lavorare e a credere fermamente in tutto quello che faccio ed ho sempre fatto: il Carabiniere. Lo sono dentro, nell'anima e probabilmente non smetterò mai di esserlo. L'Arma dei Carabinieri per me è stata - e lo sarà sempre - la mia seconda famiglia. Di questo ne sono più che certo, con la stessa convinzione con cui potrei dire di amare, come ogni buon padre che si rispetti, mia figlia Chiara e mia moglie, due delle tre donne più importanti della mia vita, insieme con mia mamma Lucia».
E' un estratto del romanzo "Potrebbe Piovere. La storia vera di un eroe moderno” (144 pagine, edito dalla casa editrice Armando Editore), scritto da Roberto Filibeck, 53enne, romano, giornalista professionista, podista e appassionato di maratone. Insieme con Roberto Di Cesare, 57 anni, romano, appuntato scelto-coordinatore dell’Arma dei Carabinieri, oggi in forza presso la Direzione Investigativa Antimafia (DIA) ha ricostruito le vicissitudini del militare, da 37 anni nell’Arma, impegnato per 14 anni nel difficile territorio di Ostia, in cui spesso ha messo a rischio la propria vita, per difendere i cittadini e far rispettare la legalità.
«Perché ho deciso di scrivere questo libro? Fin da quando conobbi Roberto Di Cesare, oggi anche un mio caro amico, mi colpirono molto le sue cruente ‘storie di strada’ - spiega il giornalista Roberto Filibeck - Basti pensare, per citare solo un esempio, all’aggressione violenta, avvenuta nell’agosto del 2008, subita da un franco-tunisino pluripregiudicato, che lo aveva ferito sul volto e ai testicoli con una bottiglia rotta, mentre per la strada alcuni criminali incitavano il nordafricano a “colpire la guardia” e a “farla fuori”.