Gustare una ciliegia dopo l'altra è una piccola ma intensa oasi di benessere e di felicità. E' un'opportunità da non mancare ma anzi, se possibile, da rendere sistemica. Come? Attraverso la ricerca della libertà, personale e collettiva. Perché benessere e libertà restano inscindibili. E' intorno a questo concetto che ruota il nuovo libro di Massimiliano Valerii, filosofo prestato alla sociologia (è il direttore generale del Censis), racchiuso in un titolo "gustoso": Le ciliegie di Hegel, Ponte alle Grazie.
Non è un'opera difficile. Anzi, è godibile e ricca di aneddoti e racconti di vita. Valerii conosce bene la materia di cui parla e proprio per questo non la tratta con pesantezza ma cerca di rendere pregiate le mille sfaccettature, non solo personali, della ricerca della libertà. Perché se molto dobbiamo a Hegel sul concetto di libertà non possiamo dimenticare che gli avvenimenti degli ultimi anni, l'emergere prepotente sulla scena internazionale di paesi con sistemi politici dittatoriali come la Cina e il riaffacciarsi di macchine belliche imperiali che pensavamo relegate ai libri di storia come quella russa, tornano a rendere questo bene prezioso un elemento qualificante della nostra storia e del nostro modo di essere, di pensare e di vivere.
Nel libro si raccontano le peripezie di tre giovani amici – Hegel, Schelling e Hölderlin – che furono i più grandi protagonisti della disputa sulla libertà del loro tempo.
Resta il fatto che mai come negli ultimi anni, a distanza di tre secoli dall'epopea di Hegel, in Occidente si è parlato di libertà, prima con le restrizioni legate al Covid e poi con l'esplosione della guerra fra Russia e Ucraina. Valerii ci aiuta a tornare alla radice profonda del concetto di libertà che è nato nelle società occidentali in un preciso momento storico. E che da allora ha assunto i caratteri di un valore irrinunciabile e universale. Quanto quello spicchio di felicità assicurata da un canestro di ciliegie.
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