Intervista a fumetti a Cristina Portolano: «Con i miei disegni racconto le sfaccettature della sessualità»

Intervista a fumetti a Cristina Portolano: «Con i miei disegni racconto le sfaccettature della sessualità»
di Nicolas Lozito
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 3 Luglio 2019, 11:14 - Ultimo aggiornamento: 18 Luglio, 09:15

«Da piccola già disegnavo sui muri, sui fogli, dappertutto». Cristina Portolano è una delle autrici di quella che è stata definita “new wave” del fumetto italiano. Napoletana, classe 1986, ha esordito nel mondo delle graphic novel con Quasi signorina per Topipittori nel 2016 e ora alterna libri per bambini (come Io sono mare, per Canicola edizioni) a libri per adulti (come Non so chi sei per Rizzoli lizard), declinando i temi della sessualità, della crescita, delle questioni di genere in modi sempre nuovi e sempre diversi tra loro.

Parto dalla fine: uno dei tuoi ultimi lavori è una storia all’interno di Post Pink, l’antologia di “fumetto femminista” uscita l’anno scorso per Feltrinelli Comics. Nel volume racconti la storia di Ildegarda, santa del 1100, e delle sue esperienze di piacere. Ti sei un po’ la “fumettista dell’orgasmo”? Senti una certa missione nello sdoganare questi temi?
«È vero, sento la responsabilità. Le mie opere nascono anche per convincere, non solo per raccontare una storia. Sopratutto qualche anno fa, poi, credevo proprio nell’utopia. Pensavo, se racconto queste cose, tutti ne parleranno, le cose cambieranno, aprirò gli occhi a tutti. Ma è un’idea da cui devi distaccarti, in Italia scardinare certe cose è complicatissimo».

Come fai a cambiare passo e trovare modo di lavorare sia nell’editoria per l’infanzia che in quella per adulti? In altre parole: le mamme non si spaventano a comprare il libro di un’autrice che, qualche scaffale più in là, è così esplicita?
«Non credo negli incasellamenti. Mi danno persino fastidio. Sono un’autrice, non un personaggio. Sono da sempre l’insospettabile sfigata con gli occhiali, ma camalontica. Mi autodetermino. Quindi non subisco pressioni esterne, anzi, le mamme sono curiose e apprezzano anche le storie che scrivo per adulti».

Esiste davvero una "new wave" del fumetto italiano femminile?
«Sono, siamo, tante sì. A volte poco conosciute, anche perché sono pochi gli editori donna in Italia. Qualche settimana fa su Instagram ho chiesto i nomi a chi mi segue: ne è uscita una fotografia molto ampia». (Potete trovare i nomi raccolti da Cristina sul suo profilo Instagram: @cristinaportolano cliccando nelle storie in evidenza “Pussy comics”).

Come fare a emergere, però?


Come mai ogni tuo libro è uscito con una casa editrice diversa?
«Credo che ogni progetto abbia il suo habitat naturale. Così mi piace costruire un libro assieme all’editore giusto».

Si dice le storie scritte meglio siano quelle scritte pensando a un unico lettore. Tu a chi pensi quando disegni?


In Non so chi sei scrivi: “Perché ci amiamo solo quando facciamo sesso?”. Una frase generazionale. Il libro racconta di una ragazza che, uscita da una storia con un’altra donna, apre Tinder e inizia ad avere relazioni etero. Raccontare con questa franchezza temi legati al sesso ti ha esposto anche a situazioni negative, come critiche eccessive, matti, stalker, iper-maschilismo?
«Sì, ma per fortuna molto poche, e spesso da maschi (ma anche femmine) che non avevano neanche letto il libro. Matti stalker ce ne sono stati diversi a vari livelli ma me ne ricordo uno in particolare che mi disse di avere una malattia debilitante, ma allo stesso tempo vivere molte fantasie e pulsioni sessuali. Mi scriveva in privato nella pagina Facebook dedicata al libro ma mi accorsi presto che aveva solo bisogno di compagnia e io stavo alimentando una fantasia che non volevo e potevo assecondare. Gli ho dato corda per un po' ma per curiosità voyeuristica nei suoi confronti. Per non approfittarmi troppo della sua storia e della sua condizione l'ho bloccato».

Consigli per le più giovani?
«Cercate di capire se è davvero una cosa che fa per voi. È vero, disegnare è una grande passione, ma è anche un lavoro. Spesso da freelance, quindi con una parte burocratica importante. Bisogna fare preventivi, fatture. Cercate conferme delle vostre capacità all’esterno, insomma, non bastano i complimenti di zii e nonne».

A proposito di freelance: tu curi una newsletter, un canale youtube, le pagine Instagram e Facebook. Tra l’altro hai appena consegnato un libro su Francis Bacon, che uscirà in autunno per Centauria edizioni, e hai partecipato a Comic Sons, un progetto di t-shirt eco-sostenibili. Come fai a gestire tutto? Hai una scaletta o degli orari che ti rispetti? Hai la scrivania piena di post-it?

 
 
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01. Zuzu
«Con il mio graphic novel Cheese mostro l'audacia dell'adolescenza»
02. Dario Campagna«Disegnare vignette satiriche è come giocare al fantacalcio»
03. Miguel Angel Valdivia: «Disegnare è umano, inciampare è divino»
04. Sara Fabbri: «Per disegnare la Thailandia ho girato bendata per Bangkok»
05. Alberto Madrigal: «Anche quando preparo la colazione sto disegnando»
06. Rachele Aragno: «Le avventure della mia Melvina mi hanno aiutato a crescere»
07. Cristina Portolano: «Con i miei disegni racconto le sfaccettature della sessualità»
08. Maurizio Lacavalla: «Barletta è la mia Twin Peaks»

Tutti le risposte disegnate sono create dall'autore o dall'autrice per Il Messaggero. 

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