Il dannato caso del signor emme,
ovvero Paolo Monelli, chi era costui?

La copertina de Il dannato caso del signor emme
di Diodato Pirone
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Giovedì 10 Dicembre 2020, 15:58

Un romanzo colto, "pazzo" e divertente. "Il dannato caso del signor emme" (Exorma) è l'ennesima brillante opera di Massimo Roscia, scrittore poliedrico, appassionato di enogastronomia, docente e persino esperto di marketing territoriale che i lettori conoscono soprattutto per "La strage dei congiuntivi" edito sempre da Exorma nel 2014.

Il signor emme altri non è che Paolo Monelli, un grandissimo giornalista scomparso a Roma nel 1984 che il New York Times ricordò così: "Per mezzo secolo uno dei giornalisti più illustri e dei romanzieri più famosi d'Italia". Fra tre o quattro guerre, l'esperienza di inviato su vari fronti nel centro Europa, fra fascismo e resistenza (visse il drammatico luglio del '43 scrivendo pezzi memorabili sul Messaggero in via del Tritone) Paolo Monelli ha lasciato agli italiani una delle esperienze intellettuali più vivaci del Novecento. Tra l'altro la sua biblioteca di 11.000 volumi è tutt'oggi consulabile a Roma.

Eppure questo personaggio sembra svanito nel nulla di un'Italia senza memoria. Roscia ha il merito di riscoprirne l'immenso valore ma non in modo didascalisco e noioso bensì attraverso un romanzo sconclusionato solo in apparenza.

Ne è protagonista Carla, madre giornalista, specializzata in topografia della miseria e della disperazione, con un solo chiodo fisso: restituire dignità, onorabilità, reputazione e gloria a coloro che sono stati messi all’indice o condannati all’eterno oblio.

Per questo intraprende un viaggio assieme ai due figli gemelli: uno, “in grado di risolvere equazioni differenziali lineari omogenee del secondo ordine a coefficienti costanti o confutare il teorema di Fermat”, è un bambino P (Prodigio); il secondo, nonostante lo stesso patrimonio genetico, è completamente differente: ipersensibile, simpaticissimo, percepisce il mondo in modo infantile ma in qualche maniera geniale.

Insieme a loro, lo zio Giordano, autore di un trattato filosofico intitolato "De gli eroici furori", bruciato vivo a Campo de’ Fiori.

In modo rocambolesco Carla durante il viaggio riporterà alla luce l'importanza dell'esperienza vissuta e raccontata dal fantomatico signor Emme e poi ne consegnerà il fascicolo alla “Congregazione dell’Indice delle vite cancellate e delle opere proibite”. Un libro che non dimenticherete facilmente.

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