I romanzi d'amore saranno libri di serie B
ma fanno crescere vendite e lettori

I romanzi d'amore saranno libri di serie B ma fanno crescere vendite e lettori
di Pietro Piovani
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Domenica 28 Marzo 2010, 19:24 - Ultimo aggiornamento: 26 Aprile, 23:18
ROMA (28 marzo) - La cosa più difficile è trovare una definizione: di cosa parliamo quando parliamo di romanzi d’amore? Dove va tracciato il confine di un genere che pure tutti pensiamo di conoscere? In fondo quasi l’intera Storia della letteratura è costruita sulle vicende del cuore, dalle Metamorfosi di Apuleio ad Anna Karenina di Tolstoj. Da sempre la molla che fa muovere i personaggi di una narrazione, quando non è l’investigazione (“il giallo”), è l’amore (il “rosa”). E allora, come si distingue il romanzo rosa dal romanzo e basta?



Esiste una risposta ufficiale a questa domanda. L’ha fornita l’associazione Romance Writers of America, che riunisce ben 10 mila scrittori di letteratura rosa, oltre 9 mila dei quali vivono negli Stati Uniti. Dunque, secondo la RWA il romanzo d’amore deve avere due caratteristiche: primo, una storia sentimentale al centro della trama; secondo, un lieto fine. Così il campo si restringe, ma non di molto. E infatti tanti classici vengono spesso inclusi nella categoria, come nobilissimi antenati: la Pamela di Richardson, la Jane Eyre della Brontë, e tutta Jane Austen ovviamente.



Da un secolo all’altro, il rosa resta una formula di grande successo, e un fenomeno di attualità. Tanto è vero che la “Festa del libro e della lettura” in corso a Roma ha voluto dedicare al tema una delle sue tavole rotonde, invitando a discuterne cinque scrittrici: Camilla Baresani, Stefania Bertola, Paola Calvetti, Sveva Casati Modignani, Brunella Schisa.

Stiamo parlando del genere che in tutto il mondo occidentale traina l’industria editoriale più di qualsiasi altro. Secondo l’istituto di ricerche Simba Information, in America i romanzi d’amore raccolgono un fatturato annuo di quasi un miliardo e mezzo di dollari, una cifra che equivale al 13,5 per cento degli incassi di tutta l’editoria statunitense. Se poi si guarda al solo settore dei tascabili, oltre il 50 per cento delle copie vendute sono rosa.



Certo, nell’esaminare questi numeri si ripropone il solito problema di capire che cosa si intenda per romanzo rosa. Il popolarissimo Nicholas Sparks, ad esempio: può essere considerato un autore di romance novels? «Io scrivo di amore, ma quello che scrivo non verrebbe accettato dagli editori di romanzi d’amore» ha risposto l’interessato in un’intervista al sito Bookreporter.com. «Il genere romance richiede l’osservanza di una serie di regole e io le infrango tutte. Scrivo storie d’amore, che sono un genere completamente diverso».



Sono certamente rosa i romanzi di Danielle Steel, la donna che ha venduto più libri al mondo dopo Agatha Christie. O quelli di Debbie Macomber, che è stata più volte in testa alla classifica dei bestseller del New York Times e può vantare una carriera da 75 milioni di copie. O quell’altro incredibile fenomeno di massa chiamato Nora Roberts, una che nella sua vita ha pubblicato 165 romanzi e venduto 280 milioni di copie: molto più di Dan Brown. Si calcola che, soltanto negli Stati Uniti, ogni quattro minuti un lettore acquista un libro della Roberts.



Il romanzo d’amore moderno è certamente un’invenzione americana. Per convenzione la sua nascita viene fissata nel 1972, anno in cui uscì Il fiore e la fiamma di Kathleen Woodiwiss. Fu il primo romanzo sentimentale ad essere pubblicato direttamente in edizione economica e ad essere distribuito nei supermercati. E fu un grande successo.



In Italia vanno ancora forte i romanzi della collezione Harmony, da comprare in edicola o al supermercato. La Harlequin-Mondadori, che li pubblica dal 1981, dichiara 6 milioni di copie vendute all’anno. «Noi tiriamo su il tasso di lettura degli italiani. Ci sono lettrici che arrivano a comprare quindici romanzi Harmony al mese» dice Alessandra Bazardi, direttrice editoriale. Negli ultimi anni l’offerta è stata ampliata, probabilmente per tenere conto di una popolazione di lettrici più istruite e smaliziate. Sono nate le collane “Passion” (con descrizioni erotiche più esplicite), “Blu notturno” (con storie paranormali), “History” (romanzi storici), “Suspence” (gialli e thriller).



Si potrebbe osservare che il rosa non ha ottenuto la stessa riabilitazione di cui hanno goduto gli altri generi. Oggi sono ammessi nell’olimpo dell’alta letteratura tutte le varianti del giallo, del noir, del thriller; sono considerati grandi scrittori tanti autori di fantascienza; ma i romanzieri rosa no. «E giustamente» commenta Sveva Casati Modignani. «Mica vorremo prendere sul serio quei romanzetti che finivano nei fustini del detersivo?». Ma lei che è probabilmente la regina del rosa italiano (venti romanzi e 10 milioni di copie vendute) non rifiuta l’etichetta di romanziera d’amore.



«Io resto dell’idea che esistano solo libri buoni e libri illeggibili. Quello che conta è dare ciò che si ha, con onestà. Da ragazza mi appassionarono le letture di Tolstoj, delle sorelle Brontë, di Colette. Poi un giorno mi spinsi fino a leggere il Cyrano, e quella descrizione del bacio, “un modo lungo e lieve di respirarsi il cuore”, fu una scoperta magica. Fu allora che mi innamorai dell’idea di scrivere storie d’amore». La Casati Modignani è convinta che i libri di Liala abbiano contribuito a educare generazioni di donne italiane («i personaggi si lavavano le mani ogni due per tre: un modo per insegnare l’igiene alle sue lettrici»). E spiega che in trenta anni il suo modo di scrivere è cambiato, anche perché è cambiata l’Italia.



«Prima raccontavo vicende di donne che nascevano povere e con il tempo riuscivano ad emergere. Oggi preferisco descrivere la crescita interiore di un personaggio. Il Paese è diverso, e le donne non si vedono più come negli anni Settanta e Ottanta. Direi che hanno fatto un passo indietro: si sono lasciate catturare di nuovo dalla spirale perversa del maschilismo. Mussolini metteva le donne in cucina, Berlusconi porta le veline in Parlamento: alla fine l’operazione è la stessa».




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