Gio Evan, ecco il libro “Vivere a squarciagola” (con tanto di singolo). «Sono spiritualmente bipolare»

L'ultimo romanzo dello scrittore di Molfetta è edito da Rizzoli e sarà presentato oggi a Roma, alla libreria Borri Books di Piazza dei Cinquecento

Gio Evan, ecco “Vivere a squarciagola” (con tanto di singolo). «Sono spiritualmente bipolare»
di Mattia Marzi
3 Minuti di Lettura
Lunedì 23 Maggio 2022, 17:44 - Ultimo aggiornamento: 17:47

Dice di aver venduto la bellezza di 200 mila copie. In fondo un motivo ci sarà, se Gio Evan, scrittore, poeta e – tanto per non farsi mancare niente – anche cantautore, piace così tanto: i suoi libri sono delle vere e proprie raccolte di slogan perfetti da utilizzare come didascalie dei post sui social, magari per accompagnare foto acchiappalike di tramonti e simili. Ne è pieno anche l’ultimo, “Vivere a squarciagola”, appena edito da Rizzoli (accompagnato dal singolo “Hopper”), che Giovanni Giancaspro – questo il vero nome dello scrittore, nato a Molfetta, classe 1988 – sta presentando in tutta Italia con un tour in camper: “E tu, di quale libertà sei capace?”, “La libertà, se esiste, è un vento che passa tra le dita dei piedi”, “Visti da lontano siamo tutti perfetti, ma siamo anche senza dettagli”, e via dicendo. Il romanzo, presentato oggi a Roma, alla libreria Borri Books di Piazza dei Cinquecento, è tratto da una storia vera.

Quale?
“La mia. A 18 anni ho abbandonato tutto e me ne sono andato a vivere in India. Ma non per fare il turista, scattare foto al Taj Mahal o fare un giro sopra gli elefanti. Volevo vivere esperienze estreme”.
Come Pasolini?
“Sì. Mi sono addentrato nelle periferie. Non so nemmeno io cosa cercassi esattamente. Ero in crisi di mezza età”.
A 18 anni?
“Mi rendo conto che l’ho avuta presto. Ero perso tra meditazione trascendentale e quant’altro”.
Che tipo di esperienze estreme ha fatto, in India?
“Una serie di rinunce praticate con alcuni naga baba: ho fatto digiuno per trenta giorni, ho dormito in piedi, sono rimasto in silenzio per venti giorni. Tramite quelle pratiche sono uscite fuori delle parti di me che non pensavo di avere, anche scomode”.
Ad esempio?
“Demoni e rabbie accumulate. Disordini che risiedono nell’inconscio. In India ti costringono alla solitudine: e da solo ascolti quelle piccole voci che qui in Occidente, tra mille distrazioni, non riesci ad ascoltare. In India ho anche conosciuto Cristo”.
Prego?
“Sì. Mi si è presentato”.
In che forma, scusi?
“Ho trovato un vangelo in italiano su una risaia, peraltro il tredicesimo giorno che mi trovavo in India. Ho pensato: ‘Che burlone’. È nata un’amicizia’”.
Con Gesù?
“Sì.

Lo sognai subito, la notte stessa. All’epoca portavo i dreadlocks, come i devoti di Siva. Mi ero promesso di non tagliarmeli mai. Invece dopo quell’incontro li tagliai e li buttai nel Gange”.

 


È cattolico, induista o cosa?
“Preferisco non dire cosa sono. Sono tutto. Nel mio tempietto personale ci sono Siva, Buddha, Nataraja, Yogananda, Maharishi, Mahasaya, Gesù, Roberto Baggio”.
Dimentichiamo qualcuno?
“No. So che lei li ha segnati tutti. Sono spiritualmente bipolare”.
Più che bipolare, multipolare.
“Ha ragione. Ho viaggiato tanto nella mia vita. Non troppo, ma più della media dei miei coetanei. Ho fatto mia una massima di Giordano Bruno: ‘Sii della religione del posto in cui ti trovi’”.
Giordano Bruno ha fatto una brutta fine.
“E secondo lei noi faremo una bella fine, invece?”.
Crede nell’aldilà?
“Credo nell’al di qua. Io sono già nell’aldilà”.
Senta, mi permetta questa domanda: ma lei ci fa o ci è?
“Ci faccio e ci sono. Ci faccio perché ci sono”

© RIPRODUZIONE RISERVATA