"L'annusatrice di libri", ovvero il profumo segreto della letteratura

Scena dal film tratto dal romanzo "Il profumo"
di Riccardo De Palo
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Domenica 24 Febbraio 2019, 15:44 - Ultimo aggiornamento: 16:12
«Il profumo ha una forza di persuasione più convincente delle parole, dell'apparenza, del sentimento e della volontà. Non si può rifiutare la forza di persuasione del profumo, essa penetra in noi come l'aria che respiriamo, penetra nei nostri polmoni, ci riempie, ci domina totalmente, non c'è modo di opporvisi». Esistono poche caratteristiche, come l'odore, a rendere un libro indimenticabile. Il protagonista de "Il profumo", il romanzo del 1985 di Patrick Süskind diventato un film e una serie tv, è un uomo che non sopporta i suoi simili, ma è ossessionato dalla fragranza caratteristica della bellezza. Privo di qualunque odore - così come Peter Schlemihl (protagonista di un libro di Adelbert Von Chamisso) perde la propria ombra - Jean-Baptiste Grenouille è un personaggio senza qualità, ma dotato di un olfatto inarrivabile, che uccide una fanciulla dopo l'altra nel tentativo di ricavarne l'essenza più potente, più indimenticabile.

Il profumo è anche il tema portante di un romanzo di Desy Icardi che uscirà il 28 febbraio per Fazi, "L'annusatrice di libri", in cui un'adolescente apparentemente poco dotata intellettualmente si rende conto di saper leggere un libro semplicemente accostando il naso alle pagine. Non importa in quale lingua sia scritto, o quali misteri alberghino al suo interno: se quel volume ha una sua storia, è stato letto e commentato da altri, rivelerà alla giovane Adelina tutti i suoi segreti: «I personaggi del romanzo ora sfilavano armoniosi in un piacevole carosello di dialoghi, dapprima ovattati e via via sempre più nitidi. Alcune scene venivano proiettate nella sua testa chiare e fluide come le immagini del cinematografo, altre si manifestavano all'improvviso, come lo sbuffo di vapore di un bollitore».

Tra infinite suggestioni libresche ben distribuite, Icardi rammenta il caso, invero miracoloso, di Santa Bibliana da Spoleto, capace di leggere i testi sacri senza neppure aprirli, semplicemente avvicinandovi il volto. Ma Adelina è qualcosa di più, è una vera Annusatrice Assoluta; ed è naturale la tentazione, da parte di chi viene a sapere delle sue doti, di farle leggere libri enigmatici finora sfuggiti a qualsiasi interpretazione, come il misterioso Manoscritto Voynich.

Il profumo nei libri è infatti spesso molto di più di un semplice espediente narrativo; è un mezzo per evocare l'invisibile. In Che profumo quei libri, Giampiero Mughini elogia le qualità degli autori capaci di «cambiare una vita»; ma appare sempre conscio di nutrirsi di fantasmi. Due professori di Cà Foscari, Daniela Ciani Forza e Simone Francescato hanno curato un paio di anni fa uno studio (edito da Skira) volto proprio a indagare le funzioni delle fragranze nella narrativa ("Il profumo della letteratura"). Non si tratta solo di grandi classici - come Shakespeare, Faulkner, D'Annunzio, particolarmente inclini a disseminare di sensazioni olfattive le proprie opere - ma anche di romanzi di recente pubblicazione che hanno elevato questo senso al ruolo di protagonista. Il profumo delle foglie di limone, il titolo della fulminante opera prima di Clara Sánchez (2011), evoca le fragranze di una villa piena di fiori; ma è solo un espediente narrativo al limite del paradosso: in quella sorta di Paradiso si nascondono, in realtà, criminali nazisti. Il linguaggio segreto dei fiori è un altro best seller di Vanessa Diffenbaugh, in cui la protagonista, Victoria, è una donna che ha paura del contatto fisico; e che cerca il fiore capace di rimarginare la sua ferita. «L'odore penetrante della combustione non assomigliava affatto al tenue sentore caramellato dei miei sogni», pensa la protagonista in preda agli incubi.

La bellezza, e la fragranza che serve ad annunciarla, hanno spesso una funzione inquietante. «Vi sono profumi freschi come carni di bambini/ dolci come oboi, verdi come prati/ - e altri, corrotti, ricchi e trionfanti/ che hanno l'espansione delle cose infinite», scriveva Charles Baudelare. Un ossessivo personaggio di un racconto di Arthur Schnitzler rimane incatenato al ricordo di un'amante scomparsa per il tramite di un mazzo di fiori: amore e morte si ritrovano sempre in coppia.

Per Cyrano de Bergerac (così come per Tristam Shandy) il naso prominente, più che fonte dell'olfatto, è simbolo di vergogna e di timidezza. Ma è forse Marcel Proust l'autore che più ha utilizzato i sensi per evocare atmosfere, intessere ricordi, replicare emozioni. Non è tanto l'odore, bensì il gusto, a provocare l'«effetto madeleine»; così come è la vista delle orchidee a diventare presagio di erotismo per i due amanti, Swann e Odette; ma è l'odore della salsedine di Balbec ad impregnare le narici del protagonista di "All'ombra delle fanciulle in fiore". Perché, per l'autore della Recherche, ai «turbamenti della memoria» sono legate, indissolubilmente, «le intermittenze del cuore».
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