Cultura, “Le antiche vie della Cina. Un’indagine archeologica artistica”: il libro che racconta il paese attraverso le sue "strade"

Non c’era soltanto la via della seta a unire la Cina con l’Occidente. Altri cinque itinerari per giada, bronzo, lacca, porcellana, tè

Cultura, “Le antiche vie della Cina. Un’indagine archeologica artistica”
di Rossella Fabiani
3 Minuti di Lettura
Martedì 30 Novembre 2021, 14:36 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 10:39

Seta, giada, bronzo, lacca, porcellana, tè: sono le antiche vie della Cina che hanno avuto un ruolo decisivo nell’incontro e nella conoscenza reciproca tra popoli e culture differenti. Un dialogo culturale ed economico che la monografia del sinologo e docente universitario, Marco Meccarelli - “Le antiche vie della Cina. Un’indagine archeologica artistica” pubblicata per i tipi Manfredi Editore (302 pp.) - ci fa conoscere proprio attraverso queste sei vie partendo dalla più conosciuta via della seta e proseguendo con le vie della giada, del bronzo, della lacca, della porcellana per concludere con la via del tè. Sei percorsi differenti attraverso i quali, il sinologo marchigiano - che si è laureato all’Università di Roma “La Sapienza” alla scuola della professoressa Maria Teresa Lucidi - descrive il divenire storico e gli elementi fondanti di un’antichissima civiltà geograficamente lontana eppure oggi così vicina.

Non solo. L’autore offre un agile strumento per indagare e riflettere sul rapporto tra antichità e contemporaneità nel contesto sociale e culturale cinese. Il volume, oltre ad essere uno studio archeologico e artistico, fornisce anche un’analisi del modo in cui si è manifestata e si manifesta tuttora la vita materiale, sociale e spirituale del più grande Paese asiatico. Un manuale per comprendere meglio la Cina di ieri in funzione della superpotenza di oggi. Narrano le cronache che quando nel 1971 il Segretario di Stato americano, Henry Kissinger, definì la Cina «una terra misteriosa e affascinante», l’allora premier cinese Zhou Enlai abbia risposto: «Quando l’avrà compresa veramente, si accorgerà che in Cina non c’è proprio di nulla di misterioso».

La lontananza, nello spazio e nel tempo, ha sempre generato miti e leggende intrisi di particolare fascinazione, ma anche di stereotipi e di luoghi comuni difficili da sfatare. E oggi, dice Meccarelli, «abbiamo il dovere di sfatare i falsi miti non soltanto per conoscere la vera Cina, ma soprattutto per comprendere noi stessi».

Delle diverse vie con le quali la Cina si è relazionata al resto del mondo quelle che hanno maggiormente influenzato il Mediterraneo sono principalmente tre: «la via della seta, della porcellana e della lacca, ma tutte hanno contribuito nella trasmissione della cultura materiale, in una sorta di globalizzazione ante litteram del mondo antico». Riguardo poi alle reciproche influenze culturali tra Cina e Occidente, l’orientalista Meccarelli ricorda come «il rituale laico del tè delle cinque britannico, ad esempio, deriva dalla combinazione dell’utensile in porcellana, unito all’infuso di te, beni di lusso e prodotti esotici originari della Cina, trasmessi attraverso le antiche vie». Senza contare le grandi scoperte cinesi, come carta, polvere da sparo, bussola, che hanno rivoluzionato gli equilibri geopolitici. «Il contributo costante proveniente dalla Cina, è stato notevole, molto di più di quanto si possa immaginare». Una passione per l’Oriente quella del marchigiano Marco Meccarelli, che ha percorso le stesse vie di altri due marchigiani illustri: il gesuita Matteo Ricci e l’orientalista Giuseppe Tucci, che ha insegnato all’autore del libro a guardare al distante e al diverso con occhi fraterni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA