L'amore tra elefante e farfalla nella favola triste dell'esistenza

L'amore tra elefante e farfalla nella favola triste dell'esistenza
di Andrea Andrei
3 Minuti di Lettura
Domenica 17 Febbraio 2019, 14:49

Quella dell'elefante e la farfalla non è certo un'allegoria nuova. Basti chiederlo a Michele Zarrillo, che ne è stato tanto ispirato da scriverne, nel 1996, una canzone struggente (presentata anche al Festival di Sanremo). Ma seppur datata, è un'allegoria sempre potente ed evocativa. Specie a vederla disegnata con un tratto dolce e garbato come quello di Nina Jacqmin, giovane talento dell'École Supérieure de Saint-Luc di Bruxelles, e raccontata dallo sceneggiatore francese (di origini italiane) Nicolas Antona. Il circo della vita (il cui titolo originale è La tristesse de l'éléphant, La tristezza dell'elefante), in uscita in Italia il 21 febbraio per Tunué (80 pagine, 16 euro) è la loro prima graphic novel e Oltralpe ha già vinto diversi premi, dal Festival BD d'Amiens al Rencontres du 9e Art d'Aix-en-Provence.

Il romanzo illustrato pesca a piene mani da quell'allegoria per narrare le vicende, comuni ma straordinarie, di Louis, un bambino sovrappeso e con problemi di vista che vive in un orfanotrofio nella Francia degli Anni '60. Bullizzato dai compagni che lo chiamano appunto l'elefante e triste per non riuscire a trovare una famiglia che lo adotti, il suo unico svago è il circo Marcos, che periodicamente si stabilisce in città. È lì che Louis incontra Clara, piccola e graziosa domatrice di elefanti. Ed è lì che inizia con lei un legame puro, innocente, che negli anni si trasforma in un amore in grado di superare barriere e pregiudizi, nutrendosi di baci, sorrisi e piccole grandi scoperte. Un amore destinato alla gioia di una quotidianità condivisa ma anche a prove dolorose. Un amore tra una bellissima farfalla, Clara, e un elefante con l'animo da farfalla, Louis.

I COLORI
I colori vanno di pari passo con i periodi luminosi e bui del protagonista, in quell'alternanza di tonalità accese e di grigio che caratterizza qualsiasi esistenza. Le uniche tinte presenti sono il rosso e il blu (nello stile della Jacqmin), con il primo che sembra voler simboleggiare le emozioni forti, la passione, il dolore, la rabbia, e la seconda la timidezza, la calma, la sicurezza. Colori che sono quelli del tendone del circo Marcos, elemento centrale della storia che, in tutto il suo essere precario, rappresenta la vitalità e il punto di riferimento dei personaggi. Colori che sono però anche quelli della bandiera della Francia, lì dove la storia è ambientata ed è stata concepita.

Il circo della vita è una fiaba gentile, una carezza delicata e semplice, a tratti ingenua, che in un'era cinica e complessa come quella in cui viviamo non può che far bene. È una storia non particolarmente originale ma che emoziona dall'inizio alla fine, permeata dalla tristezza ma anche da momenti di gioia pura, dal profondo dolore della perdita, della mancanza, da un senso di impotenza che è però in grado di far apprezzare le cose più semplici. E forse non è un caso che in questa graphic novel i sorrisi siano molti di più delle lacrime, anche se a sfogliarla, fin dall'inizio, sale un nodo in gola che difficilmente si scioglie prima di arrivare all'epilogo, un gran finale tanto epico e assurdo da sembrare in totale controtendenza con quanto visto in precedenza. Eppure assolutamente coerente con quel tranquillo e imprevedibile circo che chiamiamo vita.

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA