«Una sacca piena di scarpe, tute, giubbotti e soprattutto il sorriso: grazie, mille volte grazie». La storia dei ragazzi del Cas di Roccasecca dei Volsci, rimasti senza cibo e al freddo per diversi giorni, ha fatto scattare una gara solidale che ha oltrepassato i confini del territorio pontino, mettendo in gioco anche una commerciante ciociara. Venendo a conoscenza di quanto capitato agli otto ragazzi egiziani e ai cinque giovani pakistani lasciati in balia di loro stessi e senza soldi dal consorzio Aid - finito sotto inchiesta della Procura di Latina insieme alla coop Karibu - l'imprenditrice di Frosinone ha interpellato una conoscente del piccolo centro collinare chiedendo a chi avesse dovuto rivolgersi per effettuare una donazione al Comune, da devolvere ai migranti.
COMMOZIONE
«E così ha spiegato la sindaca Barbara Petroni abbiamo ricevuto capi di abbigliamento e soprattutto le attese scarpe, perché ricordo a tutti che questi ragazzi arrivati a settembre non avevano altro che ciabatte infradito. Ieri, è stato molto commovente quando siamo andati, come Comune, nella sede Cas - ora gestita dalla cooperativa Il Quadrifoglio per intervento del Prefetto Maurizio Falco a seguito delle note vicende e relative ispezioni ministeriali - per consegnare i bustoni pieni di abiti e calzature». La prima cittadina ha raccontato che quando la delegazione comunale è arrivata davanti all'abitazione di via Santa Croce, dove ha sede il Cas, i 13 migranti si sono precipitati in strada rimanendo di stucco, emozionati nel vedere quel carico di vestiario.
LA STORIA
Petroni ha spiegato che lo stabile nel quale si trovavano i 13 migranti è lo stesso che il consorzio Aid anni fa prese in affitto da un privato per la gestione del centro, per conto della Prefettura. «Negli anni - ha spiegato sono stati tanti i migranti che si sono alternati. Nel settembre 2016, il Comune, che non aveva aderito allo Sprar, fu colto di sorpresa dall'arrivo improvviso di 25 ragazzi richiedenti asilo ha ricordato - La nostra piccola cittadina, tuttavia, si è fatta trovare pronta e attraverso una rete di solidarietà eccellente, ha donato vestiario, scarpe, coperte e molto altro ai vari rifugiati che si sono alternati, non ultima la famiglia Ucraina che è stata da noi da marzo a maggio 2022. I primi anni tutto andava abbastanza bene, tranne qualche ritardo nel pagamento dei pocket money ai ragazzi, sollecitato da me personalmente più volte alla cooperativa». «Tranne qualche piccolo problema ha concluso - attivammo dei progetti di integrazione, alcuni dei quali furono apripista di protocolli d'intesa firmati con la Prefettura anche con altri Comuni. Qualcosa poi si è incrinato, il Cas di Roccasecca per tutto il 2022 è diventato una sorta di hot spot e i ragazzi arrivavano e ripartivano dopo pochi giorni con l'unica spiegazione da parte del responsabile della cooperativa che volevano spostarsi verso realtà più grandi o all'estero».
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