Tumori al fegato, a Latina guarigioni record: ecco perché

I relatori al convegno di ieri
di Giovanni Del Giaccio
3 Minuti di Lettura
Domenica 9 Aprile 2017, 16:53 - Ultimo aggiornamento: 17:04
Ci sono Monaco di Baviera, la North Western university di Chicago e Latina. No, non è la solita barzelletta sul tedesco, l'americano e l'italiano ma la grande e bella realtà che il Santa Maria Goretti ha saputo costruire in un decennio. Lo ha fatto in un settore vitale, come quello della lotta ai tumori, utilizzando una tecnica innovativa che ha portato malati da tutta Italia e anche dall'estero a scegliere il capoluogo pontino.
Si chiama Radioembolizzazione epatica e dal 2004 - quando venne intrapreso l'iter per l'autorizzazione con la Asl - fino a oggi ha consentito di trattare oltre mille pazienti con l'uso di una nuova tecnologia denominata Sirt che sta per Selective internal tadiation therapy. In sostanza una terapia mirata solo alle cellule attaccate dal tumore grazie a una specie di "grappette" che vanno ad attaccarle.
Si tratta di un trattamento utilizzato per la cura dei tumori primitivi e secondari del fegato, che ha coinvolto un team interdisciplinare mai sperimentato in altre attività cliniche, composto dal radiologo interventista, dal medico nucleare, dal fisico medico, dall'oncologo, dall'epatologo, dal chirurgo, dall'anatomo patologo.
I DATI
Latina è diventata un punto di riferimento in Italia, non solo per la cura ma anche per la casistica a livello scientifico e per aver portato alla Asl la cosiddetta mobilità attiva.
Dei 1080 casi illustrati 380 hanno riguardato epatocarcinomi primitivi, con guarigione totale. Altri 700 metastasi del fegato - provenienti da tumori del colon retto e della mammella - che hanno portato a totale scomparsa della malattia nel 20% dei casi e a sopravvivenza dei malati a cinque anni dalla scoperta del tumore del doppio rispetto ai soli trattamenti chemioterapici. Fra l'altro per il trattamento legato alle complicazioni del tua mammella Latina è l'unico centro al mondo a farlo. Lo ha riconosciuto anche Josè Ignacio Bilbao, dell'università spagnola di Navarra.
I SALUTI
È stata anche una giornata di addio, almeno per Rita Salvatori - il medico nucleare che ha inventato insieme a Roberto Cianni questo progetto. Andrà in pensione: «Ci abbiamo creduto dall'inizio - ha detto - e dimostrato che volere è potere. Abbiamo dimostrato anche che è possibile far coesistere più figure, vivere esperienze insieme tra diversi professionisti. Abbiamo fatto squadra ed è stata la nostra risorsa vincente, insieme al fatto di aver creduto nella nuova tecnologia». Un arrivederci, invece, quello di Roberto Cianni che andrà al San Camillo di Roma e comunque resterà in contatto con la struttura pontina. «Siamo contenti per essere entrati a pieno titolo, attraverso i casi trattati, nella comunità scientifica internazionale. A Latina ho avuto la possibilità di lavorare bene, abbiamo realizzato qualcosa di molto importante, ora inizia una nuova esperienza».
A ringraziare e salutare entrambi è stato il commissario della Asl, Giorgio Casati che ha sottolineato «le eccellenze che abbiamo in questa azienda». Presenti all'incontro, fra gli altri, il sindaco di Latina Damiano Coletta ed esponenti di università e centri di ricerca internazionali.
 © RIPRODUZIONE RISERVATA