Daniela Fiore: «Ecco la città che vorrei lasciare ai nostri figli. Sono pragmatica, penso sia l'ora del rinnovamento»

Daniela Fiore: «Ecco la città che vorrei lasciare ai nostri figli. Sono pragmatica, penso sia l'ora del rinnovamento»
di Andrea Apruzzese
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Venerdì 24 Marzo 2023, 11:09 - Ultimo aggiornamento: 11:28

Avvocato penalista e di diritto di famiglia, 45enne, nata a Sezze, «ma di Latina da sempre»; un marito (Giorgio De Marchis, lunghissima carriera politica dal Pds al Pd) e tre figlie, «e, come tante donne, cerco di conciliare lavoro, famiglia, politica».
Lei è Daniela Fiore, candidata dal Partito democratico alle primarie di Latina del campo progressista per la scelta del candidato sindaco. Nel Pd è fin da giovanissima, dai tempi dalla Sinistra giovanile (è lì che lei e il futuro marito si conoscono); nel 2002 è stata consigliera di circoscrizione. Nel 2021 viene poi eletta consigliera comunale per il Pd e diviene presidente della commissione Bilancio.


Come nacque la discesa in campo nel 2021?
«Mia figlia Viola si era iscritta al gruppo giovanile, insieme a Leonardo Majocchi, Stefano Vanzini, e ci hanno fatto percepire il vento di cambiamento del partito, facendo emergere figure nuove che hanno portato un rinnovamento. E questo si è accentuato con l'ultimo congresso. Il cambiamento con Elly Schlein, ma anche con Stefano Bonaccini: segnali di cambiamento che volevamo applicare anche qui a Latina, e utilizzando sempre lo strumento delle primarie».


Qual è il suo programma?
«Vivibilità e sostenibilità, sia dal punto di vista economico ambientale, che delle scelte amministrative. Io ho a cuore la vicenda del parco "Falcone e Borsellino", la Marina di Latina e il contrasto ai fenomeni erosivi, il contrasto alla siccità che colpisce in particolare l'agricoltura: un'amministrazione deve guidare e mettere in campo politiche di risparmio idrico. E poi la manutenzione: nella scorsa consiliatura facemmo uno studio su tutte le carenze negli edifici scolastici, tante riguardano i lastrici solari su cui intervenire con urgenza».


Cosa la differenzia dagli altri due candidati?
«Intanto sono l'unica donna, il che non sia mera differenza di genere, ma sia una reale differenza di approccio alla politica. Poi mi differenzia il pragmatismo. Io ritengo che l'esperienza civica di Coletta sia stato un segnale importante per la città, ma che attenga al 2016: quella fase della storia politica della città la possiamo ritenere conclusa. Un movimento civico è una risposta istantanea a un problema del momento, poi le soluzioni si trovano nei partiti. E mi differenzia proprio il fatto di provenire da un partito, che in questo momento è anche in una fase di rinnovamento. E tanti elettori che hanno votato Lbc potranno ora riconoscersi nel Pd. Da parte nostra c'è grande capacità di dialogo»
Il Pd è unito?
«Si, il Pd è unito e ho apprezzato il passo indietro di Enzo De Amicis che anche aveva meriti per aspirare alla carica, ma ora serve altro. Ma, d'altronde, anche il fatto che all'interno del Pd non siano state trovate le firme, è un segnale».
Suo marito ha influito nella sua decisione?
«Io ho sostenuto lui, lui sostiene me, è naturale. Noi ci siamo innamorati al partito, alla Sinistra giovanile, uno dei primi baci ce lo siamo dati al Circo Massimo al comizio di Cofferati contro l'abolizione dell'articolo 18».
È difficile conciliare lavoro, famiglia, politica?
«Ci vuole complicità e ci vuole anche fortuna, tanta solidarietà e disponibilità a capire gli impegni da parte di tutti». È in politica anche immaginando la città futura per le sue figlie? «Certo, ai figli devi dare la possibilità di scegliere di restare qui, dare le risorse necessarie per farlo, lo facciamo pensando ai nostri figli».

Letture? «Tante: romanzi, soprattutto».

Suona? «Il pianoforte».
 

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