Tra i tanti favori Iannotta mise a disposizione del colonnello una Smart acquistata tramite una delle sue società e anche un'utenza cellulare aziendale. «L'ufficiale - scrive il giudice - dimostrava grande riconoscenza a Iannotta rappresentandogli che, a seguito del suo trasferimento a Roma, aveva a disposizione un alloggio di servizio dell'Arma dei Carabinieri nel complesso di piazza del Popolo, che offriva alla disponibilità dell'amico imprenditore» ogni volta che ne avesse avuto bisogno.
Iannotta condivideva con Sessa molti suoi problemi legati alle attività illecite. In una conversazione del 5 giugno 2018, l'imprenditore di dimostrava preoccupato per il recupero di una ingente somma di denaro e, parlando con Sessa, sosteneva che «esponenti della criminalità calabrese erano disposti a recuperare il denaro ma al costo di 100.000 euro. Iannotta - scrive il giudice - affermava anche che i Servizi gli avevano garantito che avrebbe recuperato i soldi».
Sessa, già coinvolto nella vicenda Consip e poi prosciolto dalle accuse, è tra le 11 persone raggiunte dall'ordinanza cautelare. Si trova ai domiciliari e gli viene contestato di avere fornito agli altri indagati informazioni su indagini in corso e «consigli» per rendere meno efficace l'attività di intercettazione da parte degli inquirenti.
Consigli in realtà non sempre pertinenti. Basti pensare che in una conversazione il colonnello Sessa sostiene come sia «improbabile che a bordo della vettura di Iannotta (Audi A8) potessero essere installati apparati di intercettazione, in ragione dei sistemi di sicurezza che proteggono il veicolo», una conversazione intercettata dagli investigatori proprio in quella vettura di lusso a dimostrazione dell'esatto contrario.
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