Alla base di questa firma storica, c’è un mastodontico studio che ha consentito di fare il punto sulla presenza di siti fino ad oggi mai valorizzati a dovere. «A Monte San Biagio – ha raccontato per esempio l’archeologo Alessandro De Bonis – è stata individuata una delle pochissime chiese dedicate a San Tommaso di Canterbury nel percorso della via Francigena sud; il luogo sacro, unico e ben conservato, fu un punto di primo ricovero dei pellegrini che affrontavano il cammino percorrendo l’Appia Antica».
Con il protocollo e con il riconoscimento da parte della Regione Lazio, con apposita delibera, delle tre arterie come sito di interesse, sono state quindi gettate le fondamenta per la valorizzazione di un percorso senza eguali al mondo. Ad oggi, del resto, sono moltissimi i pellegrini che percorrono la via Francigena, uno dei più importanti percorsi spirituali esistenti, destreggiandosi tra punti bui, scarso materiale informativo e punti di ristoro praticamente assenti.
«Tra i progetti – ha commentato il delegato ai beni culturali di Sperlonga Stefano D’Arcangelo – c’è per esempio quello di creare degli info point nelle stazioni per consentire così ai pellegrini che non hanno la possibilità di fare l’intero di cammino di percorrerne soltanto una tappa». Sul modello del cammino di Santiago, insomma, il cui indotto dal punto di vista turistico è enorme.