Il carabiniere killer disse alla psicologa: «Sento l'impulso di uccidere Miriam»

Il carabiniere killer disse alla psicologa: «Sento l'impulso di uccidere Miriam»
di Giuseppe Mallozzi
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Giovedì 23 Marzo 2023, 11:42 - Ultimo aggiornamento: 24 Marzo, 07:28

«Sento l'impulso di uccidere Miriam». È Giuseppe Molinaro a confessarlo alla sua psicologa che lo aveva in cura da tre anni, un mese prima dell'omicidio di Giovanni Fidaleo consumato il 7 marzo all'hotel Nuova Suio. La terapeuta lo riferisce ai carabinieri di Teano raccontando l'arrivo del militare nel suo studio. Le consegnò la pistola ancora carica: «Dottoressa, purtroppo ho commesso una sciocchezza».

Nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Cassino Alessandra Casinelli, c'è questo preciso passaggio in cui secondo la testimonianza della psicologa l'appuntato di Teano per la prima volta esterna i suoi propositi violenti nei confronti della donna, con la quale aveva una relazione, in seguito alla scoperta dei suoi tradimenti con un altro uomo, Fidaleo.

Ma subito dopo, Molinaro precisa che «quanto detto era stato dettato unicamente dalla rabbia, specificando che non avrebbe mai commesso un gesto del genere, anche perché stava trovando tranquillità e giovamento dalle sedute di psicoterapia, che lo aiutavano a ritrovare la calma» racconta psicologa agli investigatori. Nella seduta successiva, su domanda della professionista, il 56enne ribadisce che «si era trattato solo di una frase dettata dall'impeto».

La stessa terapeuta lo avverte, in quell'occasione, che se avesse manifestato nuovamente un tale proposito, lei stessa avrebbe segnalato il fatto alle autorità. Ma tali esternazioni non si sono ripetute. Nel provvedimento viene riferito anche che Molinaro era in cura con ansiolitici e antidepressivi prescritti da uno psichiatra dell'Arma dei carabinieri di Roma che «vedeva due volte all'anno», in seguito al crollo depressivo avvenuto nel 2020 a causa della scomparsa della madre, per cui era stato seguito per quattro mesi dal Servizio di psichiatria e psicologia militare dell'Arma dei Carabinieri di Roma. Elementi, questi, che saranno analizzati dalla Procura militare.

IL VICINO DI CASA
Nell'ordinanza del Gip Casinelli emerge la figura di una persona informata dei fatti, amico e vicino di casa di Miriam Mignano che le presta la Fiat Punto per raggiungere l'Hotel Nuova Suio.

Nel suo racconto, spiega di essere a conoscenza dei legami tra Fidaleo e la Mignano, riconducibili però ad un semplice rapporto di amicizia. La donna gli aveva confidato di aver avuto una relazione con un carabiniere in servizio a Castelforte, ma sebbene fosse ormai terminata il militare continuava a contattarla per convincerla a tornare con lui. Addirittura la donna cambiò il suo numero di cellulare per non sentirlo più ma il carabiniere riuscì a rintracciarlo. Sempre secondo quanto la Mignano ha riferito al suo amico, Molinaro si mostrava estremamente geloso verso di lei ed era erroneamente convinto che avesse una relazione sentimentale sia con Fidaleo che con lo stesso vicino di casa. Un racconto diametralmente opposto a quello fornito dall'appuntato di Teano, che nella sua testimonianza racconta, invece, di essere stato invitato da un'amica di Miriam ad interrompere quel rapporto, di cui era conoscenza anche il padre. Ma la storia riprese, perché continuarono a risentirsi anche con la nuova utenza cellulare e a frequentarsi.

Secondo quanto riferisce il 56enne nel suo interrogatorio, in quelle conversazioni telefoniche addirittura Miriam gli confidava il rapporto segreto con Fidaleo e quelle stesse confidenze le ha registrate con il suo telefonino. I file sono al vaglio dei carabinieri di Formia, diretti dal Maggiore Michele Pascale, e saranno confrontati con le varie testimonianze riportate. Da questi elementi si intuisce quanto Molinaro avesse sviluppato una gelosia ossessiva nei confronti della 31enne.

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