«Papà non aveva la patente ma aveva girato comunque la provincia perché oltre a essere il barbiere “delle Capanne” era anche un grande appassionato di sport, era un dirigente delle storiche società pugilistiche del territorio, ma anche un super tifoso della squadra di calcio di Terracina, un personaggio che per decenni ha dispensato consigli ed era molto aperto all’accoglienza tanto che i ragazzi, anche gli extracomunitari del posto, si recavano da lui per ricevere informazioni in un quartiere che nel corso del tempo è cambiato molto diventando ormai un simbolo di integrazione - ricorda il figlio Cesare, insieme al fratello Angelo e ai tre nipoti Chiara, Ilaria e Pierluigi - Mamma Maria ci aveva lasciati nel 2002 e papà aveva comunque continuato a lavorare nella sua bottega che raggiungeva sempre in bicicletta: negli ultimi tempi però trascorreva le sue giornate affacciato alla finestra della sua casa di via San Rocco e in molti lo passavano a salutare per scambiare due parole con l’amico di sempre».
Nel 2014 il videomaker Angelo Corbi lo scelse come uno dei tre protagonisti del suo progetto ‘Mestieri, vita e lavoro a Terracina’ un affresco che ha raccontato lo scorrere lento della giornata nel suo negozio. «Era un personaggio d’altri tempi, mi ha colpito la sua umanità perché Zio Gino era amato da tutti - assicura Corbi - durante le riprese mi ha raccontato come da piccolo si svegliava prestissimo, andava presso le botteghe dei barbieri a sistemare gli strumenti del mestiere, poi di corsa a scuola e dopo pranzo di nuovo a lavorare fino a sera». Un pezzo di storia di Terracina che se ne va e, insieme a lui, tanti ricordi, aneddoti e segreti.
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