Sonnino e la strada costruita durante lo "Sciopero a rovescio". Una storia riscoperta grazie ai filmati di Gillo Pontecorvo e Giuseppe De Santis

Un filmato del 1952
di Marco Cusumano
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Lunedì 4 Maggio 2020, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 5 Maggio, 11:13
Uno "sciopero a rovescio", lavorare anziché fermarsi. Nei primi anni Cinquanta, in piena crisi economica, in alcune zone di Italia si diffuse questo tipo di protesta: migliaia di persone decisero di lavorare gratuitamente per protestare in maniera atipica contro l’assenza di lavoro, realizzando opere di pubblica utilità. 

Nel 1952 a Sonnino una piccola comunità di disoccupati alla fame iniziò uno “Sciopero a rovescio” costruendo una strada nella speranza di essere assunti dallo Stato per finirla. Ma le cose andarono diversamente: intervennero le forze dell’ordine e ci furono degli scontri. La strada non fu più terminata, anzi fu abbandonata al degrado e dimenticata da tutti. 

Oggi quella storia è stata riportata alla luce da Diego Altobelli, copywriter 39enne di Sonnino.


Come è nato l'interesse verso una pagina dimenticata della storia locale?

«Tutto è partito dai nastri di mio zio Antonio Bernardini e del suo amico Bruno Rosati che, nel 1978, poco più che ragazzi, registrarono le voci dei sonninesi che parteciparono allo Sciopero a rovescio. La storia giunse così, su audio cassette impolverate, a me e Vincenzo Bernabei, due liceali della metà degli anni ’90 fissati con il cinema che ascoltarono così le voci di Ze ‘Ntonio Celani detto “Mao”, all’epoca dello sciopero segretario della sezione giovanile del PCI, di Pietro Pietricola, Segretario della Camera del Lavoro, di Peppino e ‘Nastasio Del Monte (Segretario del PCI) e andarono a cercali a casa, nei bar, nelle sezioni, per continuare a far loro domande e, quando non c’erano più, chiedevano ai figli e ai nipoti».

E così Diego Altobelli è riuscito a recuperare materiale inedito, storie, testimonianze, ricordi, ma anche documenti. Come le immagini video che documentarono lo Sciopero a rovescio, girate niente di meno che dai registi Gillo Pontecorvo e Giuseppe De Santis, all’epoca giovanissimi. 

«Durante lo sciopero al rovescio - racconta Altobelli - arrivarono a Sonnino due ragazzi da Roma. Due giovani del Pci con una macchina da presa che iniziarono a filmare gli scioperanti. I carabinieri che sorvegliavano la strada tentarono di requisire le pellicole ma alcune ragazze di Sonnino le nascosero, forse sotto le gonne, quasi sicuramente nelle ceste di vimini dove tenevano il cibo, riuscendo così a sfuggire alle forze dell’ordine e a tornare in paese dove restituirono le pellicole ai registi. Quei due giovani erano Gillo Pontecorvo e Giuseppe De Santis».

Quelle immagini erano state precedentemente attribuite a un altro sciopero avvenuto in un paese della Ciociaria. Invece Diego Altobelli è riuscito, raccogliendo testimonianze e prove, a dimostrare che in quei fotogrammi si vede proprio Sonnino, ottenendo così la correzione anche nell’archivio audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, con il quale ha collaborato in questi lunghi anni di ricerche.

«E’ una vita che sento parlare dello sciopero al rovescio - continua Diego Altobelli - sin da quando ero bambino, a Sonnino si narravano tanti aneddoti, alcuni riguardavano questo sciopero che fu poi interrotto dalle camionette della polizia. Si parlava spesso anche delle immagini perdute di De Santis e Pontecorvo, immagini che da allora sogno di ritrovare. Adesso ci sono riuscito e sono davvero soddisfatto. Poi sono andato avanti nell'approfondimento riuscendo a intervistare alcuni dei protagonisti o loro parenti, raccogliendo altri dettagli su quanto avvenne in quegli anni a Sonnino».

Il materiale raccolto da Diego Altobelli è finito all'attenzione del sindaco Luciano De Angelis che ha deciso di dare un nome a quella strada dalla storia così particolare, si chiamerà proprio “via dello Sciopero a Rovescio”.

«Parte l’iter - spiega De Angelis - per dedicare questa strada a quelle persone che tanto hanno dato per il nostro paese, che tanto hanno combattuto per il lavoro. Quel lavoro che purtroppo anche per le condizioni del Covid-19 sta mancando». 

Un giusto riconoscimento per una strada troppo a lungo ignorata. 
«Se oggi usassimo un navigatore per arrivare a Sonnino - spiega Altobelli - una volta su in paese, a un certo punto, continuerebbe a ripetere di fare inversione e di tornare indietro perché la strada sterrata non porta da nessuna parte. Eppure è lì. Solo che finisce inghiottita dalla collina. È la strada dello Sciopero a Rovescio, tra poco finalmente avrà un nome vero».

LE VIDEO INTERVISTE

 

I FILMATI DEL 1952

 
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