Covid, sindaci e Asl di Latina: «Rispettate le misure o non ne usciremo per mesi da questa situazione»

Covid, sindaci e Asl di Latina: «Rispettate le misure o non ne usciremo per mesi da questa situazione»
di Giovanni Del Giaccio
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Martedì 10 Novembre 2020, 10:56

Si sono confrontati a lungo, hanno chiesto lumi sulla chiusura delle scuole e conforto sulle scelte da adottare, dato disponibilità a concedere spazi e mezzi per supportare il contact tracing. Perché loro, i sindaci, sono come ha detto Damiano Coletta nell'incontro con i giornalisti successivo alla conferenza locale sulla sanità, presente anche il direttore generale Giorgio Casati, «anello di congiunzione con la popolazione». Non è mancato qualche momento di tensione, dalla vicenda dei punti di assistenza territoriali agli ospedali chiusi in passato. I sindaci hanno chiesto anche se le misure adottate hanno sortito effetti, alla luce dell'evoluzione epidemiologica, sui contagi nel territorio pontino. Casati ha ribadito che la battaglia si vince sul territorio: «Stiamo mettendo a punto nuove azioni ma non ve ne parlo, un'operazione ulteriore di potenziamento. La scommessa è non fare arrivare in ospedale le persone se non ne hanno bisogno».


Una sarà la terapia antiretrovirale a domicilio, una novità assoluta e al momento unica nel Lazio. Ma prima c'è l'ennesimo appello di Coletta e Casati: «Serve senso di responsabilità - ha detto il sindaco di Latina anche a nome dei colleghi - la prima e unica vera risposta che i cittadini possono dare». E che evidentemente non c'è stata. Casati non usa mezzi termini: «O qualcuno immagina di adottare misure più restrittive o avremo necessità di convivere con questa situazione per un periodo lungo a piacere, per vedere gli effetti delle zone stabilite dal governo ci vorranno almeno 2-3 settimane. Ho segnalazioni continue di violazioni e senza il rispetto qualunque misura diventa inefficace».


I DATI
Sono due le facce della medaglia: quella buona è che i casi sono inferiori rispetto al resto del Lazio e della vicina provincia di Caserta, quella cattiva che in rapporto ai posti letto siamo vicini all'esaurimento delle disponibilità. Ma finora il sistema regge.
A pesare sull'aumento dei contagi di questi giorni i cluster nelle Rsa, ma in generale le misure adottate nelle settimane precedenti hanno consentito di avere «un andamento lineare rispetto ad altre realtà, con risultati - ha detto Casati - che ritengo buoni». E cita i numeri perché «il resto sono chiacchiere». La prevalenza da inizio emergenza è 92,78 a Latina (casi per 10.000 abitanti), a Rieti 96,18, a Roma 111 , Frosinone 132, Viterbo 156 e Caserta 178.
«Non possiamo metterci a fare salti di gioia ma sicuramente abbiamo avuto la capacità di abbassare l'inclinazione della curva che si stava generando sulla nostra provincia».
Ma i contagi restano tanti. Troppi: «Ci sono due ragioni - ha spiegato Casati - la prima è che nonostante le misure restiamo un sistema aperto, chiunque circola e può infettare o essere infettato. La seconda sono stati i contagi di intere strutture. Il problema è che il personale fa una vita normale e quindi è possibile che in modo inconsapevole ha portato all'interno il virus». Discorso analogo per gli operatori della Asl, che conta a ieri 90 persone contagiate. Molto più della prima ondata. Poi ci sono i piccoli focolai di natura familiare, le 450 classi chiuse nelle scuole, la difficoltà nel contact tracing per il quale si valuterà l'aiuto dei Comuni al dipartimento di prevenzione.


Ancora il territorio, allora: «Con i medici di base abbiamo un confronto continuo, c'è un numero elevato di chi arriva in pronto soccorso senza averne bisogno e potrebbe essere evitato, ma non voglio creare situazioni divisive perché dove rileviamo criticità cerchiamo di migliorare i processi. Non sempre riesce, ma siamo parte di un'unica squadra e dobbiamo lavorare e risolvere assieme». Ribadita l'importanza del telemonitoraggio, in particolare per le struttue per anziani, avviato ad Aprilia la prima volta e che a Itri «ha evitato di mandare in ospedale altri utenti, questa metodica merita di finire in uno studio dal valore scientifico». Rispetto ai decessi è vero che sono aumentati «ma nella prima fase erano il 13% rispetto ai ricoverati, oggi il 9%»
Infine il personale, ringraziato da Coletta a nome di tutti i sindaci e da Casati che sottolinea come «si parla di un'azienda che non ha fatto nulla, da inizio anno abbiamo assunto in varie forme 847 persone» e ha concluso dicendo: « I nostri dipendenti prima erano eroi, oggi sono aguzzini, c'è troppa comunicazione distorta quando il loro sforzo va universalmente riconosciuto. Ringraziamoli, tutti, e non facciamo mai dimenticare loro perché al mattino si alzano per andare a lavorare»

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