Sei interrogatori e cento pagine di omissis, il pentito Renato Pugliese fa tremare la "Latina Criminale"

Sei interrogatori e cento pagine di omissis, il pentito Renato Pugliese fa tremare la "Latina Criminale"
di Marco Cusumano
3 Minuti di Lettura
Venerdì 27 Aprile 2018, 08:59 - Ultimo aggiornamento: 27 Novembre, 12:36
Nelle carte dell'inchiesta Arpalo c'è solo un briciolo di quanto Renato Pugliese ha raccontato agli investigatori per descrivere gli ultimi anni della Latina Criminale. Il figlio di Costantino Di Silvio, detto Cha-Cha, è diventato collaboratore di giustizia dopo l'ultimo arresto avvenuto il 3 dicembre 2016. Da allora è stato ascoltato numerose volte, sono esattamente 6 gli interrogatori avvenuti tra il gennaio e il giugno 2017. Ore e ore di domande e risposte sugli intrecci della criminalità locale, con particolare riferimento alla figura apicale di Pasquale Maietta e al mondo del Latina Calcio.

La quasi totalità delle dichiarazioni del pentito Renato Pugliese, contenute nei faldoni dell'inchiesta Arpalo, è coperta da omissis per non mettere a rischio lo sviluppo di altre indagini. Su 105 pagine, 93 sono totalmente oscurate. Soltanto le restanti 12 pagine sono leggibili, a frammenti, perché attinenti all'indagine su Maietta. Da queste poche pagine emergono dettagli davvero inquietanti che, naturalmente, attendono riscontri come ogni dichiarazione di un collaboratore di giustizia.

I CAPI DELLA CURVA
Renato Pugliese indica F.V. come capo della curva del Latina Calcio: «Lo pagava Maietta, 1.800 euro al mese che doveva utilizzare per le trasferte della tifoseria. E' lui che decideva se si doveva contestare o se si doveva andare a prendere qualche giocatore per rimetterlo sulla giusta strada, tipo se si distraevano per pub o con ragazze. In quel caso F.V. sapeva dove trovare i giocatori del Latina e gli contestava tutti i fatti dicendo di comportarsi in modo da giocare bene altrimenti li avrebbero menati». 

Questo capo, sempre secondo Pugliese, era stato messo lì da suo padre (Cha-Cha), così come un altro capo curva, G.A. «Quando sono uscito dal carcere nel 2013 - dice Pugliese - li ho trovati lì a svolgere questo ruolo di gestione della tifoseria, quel ruolo lo volevo io perché è da una vita che seguo il Latina Calcio». Allo stadio Francioni «c'era una busta che lasciava Maietta con i biglietti che F.V. poteva dare gratis alle persone che decideva di volta in volta». Pugliese precisa che i due capi della curva non avevano ruoli formali nella società e che la Cavicchi chiedeva a Maietta spiegazioni sul perché suo padre (Cha-Cha) «fosse sempre presente allo stadio, negli spogliatoi, negli uffici. Era una figura stabile».

Poi i riferimenti ai pagamenti in nero dei giocatori da parte di Maietta: «I soldi in nero non so da chi venivano consegnati e non so nemmeno da dove venivano». Pugliese dice che alcuni giocatori gli raccontavano tutto ciò che avveniva, uno in particolare «si è sfogato con me, lo conoscevo per i rapporti tra mio padre e Maietta, io entravo alle partite anche se avevo la sorveglianza». Un quadro desolante che oggi, dopo l'inchiesta Arpalo, diventa più comprensibile: i soldi in nero provenivano dal riciclaggio di capitali provenienti dalla Svizzera. Milioni di euro che servivano anche a finanziare il Latina Calcio, oltre che ad arricchire gli indagati.

GUERRA CRIMINALE
Probabilmente molte delle dichiarazioni secretate di Pugliese riguardano la guerra criminale del 2010. C'è infatti anche un riferimento alla figura di Massimiliano Moro, ucciso quell'anno durante la faida tra clan rivali. «Conobbi Moro nel 2007 - dice Pugliese - avevo vent'anni (...) mi disse che c'era stato un furto di barche e se potevo aiutarlo, come figlio di Cha-Cha». Pugliese andò dall'autore del furto con il messaggio di Moro: «Se aveva fatto danni alla sua barca, sarebbe finito sotto terra». 

Dopo quel favore, che sembra più una prova di fiducia in perfetto codice criminale, Pugliese e Moro diventarono amici o almeno si cominciarono a frequentare. Tutte le sere, sempre nello stesso bar, con altre persone di cui Pugliese parla a lungo nei suoi interrogatori da pentito. 

E le sue parole, c'è da scommetterci, continuano a far tremare la Latina Criminale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA