Un appuntamento scientifico presieduto da Andrea Lenzi e Rocco Rago, nel quale si affronteranno temi che vanno da "La salute al maschile" a "Strategie per ottimizzare la fertilità in un percorso di procreazione medicalmente assistita", da "Preservazione della fertilità nella donna" a "Controversie in andrologia".
Al solito è prevista la partecipazione dei principali esperti italiani in materia.
Intanto Rocco Rago, che dirige il centro per la procreazione medicalmente assistita del "Pertini", rispetto alle cause di infertilitù ricorda che: "Oggi sappiamo che sono al 50% femminili, al 30% maschili e al 20% miste. Quindi l'uomo è coinvolto nella metà dei casi. «Nel corso del convegno - spiega - si parlerà anche di alcune tematiche specifiche maschili, fra cui l'età. Oggi sappiamo che l'orologio biologico interessa anche l'uomo, seppure in maniera diversa: non va in menopausa, ma
subisce come la donna un invecchiamento dei gameti e dunque del suo materiale genetico. Uno spermatozoo di un quarantenne ha materiale genetico più vecchio e danneggiato di un trentenne. E questo influisce sul successo delle
tecniche di procreazione".
Il nuovo filone di studio, quindi, è su quanto l'età del padre influisce sul tasso di bambini in braccio o meno dopo la procreazione assistita ."Dagli studi
scientifici emerge che all'aumentare dell'età peggiorano proprio le caratteristiche funzionali dello spermatozoo e cioè motilità e morfologia, così come aumentano i danni al Dna che lo spermatozoo trasporta". Secondo uno studio in Danimarca, Germania, Italia e Spagna su donne tra i 25 e i 44 anni, che sarà oggetto di confronto al congresso, il rischio aborto aumenta se l'uomo ha più di 40 anni.
"Anche nel nostro Centro - prosegue Rago - si conferma il dato della letteratura, ma siamo certi di poter dimostrare con certezza, quando la casistica sarà maggiore che, trattare il maschio, soprattutto se più anziano e quindi a rischio, porta a una diminuzione degli aborti".
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