Processo Scarface: «Impossibile dire no a Di Silvio, erano botte»

Processo Scarface: «Impossibile dire no a Di Silvio, erano botte»
di Elena Ganelli
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Sabato 4 Marzo 2023, 12:29

«Non si poteva dire di no a Giuseppe Romolo Di Silvio quando chiedeva qualcosa. Ho assistito a pestaggi nella sua abitazione da parte del suo gruppo». Così Renato Pugliese racconta le modalità di azione del gruppo di Campo Boario nell'udienza davanti al Tribunale di Latina del processo "Scarface". Sul banco degli imputati ci sono sei delle 33 persone arrestate nell'ottobre 2021 nell'operazione coordinata dalla Dda per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione, sequestro di persona, spaccio, reati aggravati dal metodo mafioso.

Sono Ferdinando Di Silvio detto Pescio, Casemiro Cioppi, Daniel De Ninno, Giulia De Rosa, Domenico Renzi e Marco Maddaloni mentre gli altri hanno scelto il rito abbreviato e sono stati condannati a complessivi 161 anni di carcere. Il collaboratore di giustizia, interrogato dal pubblico ministero Luigia Spinelli spiega come veniva gestito il potere attraverso metodi intimidatori e violenti.

Ricorda come fu impossibile per Michele Petillo, "il migliore spacciatore sulla piazza, incassava fino a 20mila euro al mese" dire di no al capo quando lo reclutò per lavorare per lui con un'enorme perdita di guadagno. E poi i pestaggi tra cui quello ai danni di Andrea Falzarano, massacrato di botte davanti e dentro casa da più componenti della famiglia. «Per Romolo prima di tutto venivano i suoi figli, dovevano essere rispettati e loro cercavano di imporsi anche se non erano particolarmente bravi».

L'udienza è stata aggiornata all'11 aprile quando saranno gli avvocati difensori Maurizio Forte, Sandro Marcheselli, Adriana Anzeloni e Luca Melegari a interrogare il collaboratore di giustizia. Si sono costituiti parte civile il Comune di Latina, l'Associazione Caponnetto e l'ex affiliato al clan collaboratore di giustizia Emilio Pietrobono.

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