La rigenerazione urbana è costituita da tre delibere, approvate a maggioranza, che consentono interventi di ristrutturazione, o di demolizione e ricostruzione, con il riconoscimento di una volumetria aggiuntiva del 30% massimo, e cambi di destinazione d'uso tra residenziale turistico ricettivo direzionale e commerciale, solo per gli esercizi di vicinato, escluse quindi le medie e grandi strutture di vendita. Secondo le tavole dell'architetto Alessandro Abaterusso, dell'Ufficio di Piano, «dei 278 chilometri quadrati del Comune, ne sono urbanizzati circa 7.773, ovvero il 28%»: è qui che si applicherà la legge, escluse le aree a vincolo, e gli edifici storici.
Ecco perché sono stati individuati 5 ambiti di intervento per il centro storico, 2 per Latina scalo, uno per uno per i borghi e per la intera Marina. Per la presidente della commissione Governo del territorio, Celina Mattei, la delegata alla Marina, Maria Grazia Ciolfi, il capogruppo Lbc, Valeria Campagna e Loretta Isotton, «questi strumenti consentono all'ente a ai privati di riportare a nuova vita edifici che altrimenti non sarebbero fruibili», mentre per il Lido, «oltre alla riqualificazione degli edifici, si facilita, la nascita di nuove attività commerciali, anch'esse attrattive per il turismo». Di diversa opinione l'opposizione, con Nicoletta Zuliani (Pd), secondo cui «intendere la rigenerazione urbana unicamente come strumento incentivante per pubbliche amministrazioni e privati, favorisce soltanto la trasformazione fisico-spaziale del territorio e non anche quella sociale». Approvati ieri anche due debiti fuori bilancio e la variazione per introitare i 340mila euro di fondi per la sicurezza in spiaggia, ovvero gli steward.
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