Latina, Ppe annullati: parcelle pagate ai progettisti dal Comune nel mirino della Corte dei conti

Latina, Ppe annullati: parcelle pagate ai progettisti dal Comune nel mirino della Corte dei conti
di Rita Cammarone
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Martedì 26 Maggio 2020, 08:18
Sull'urbanistica malata di Latina si riaccendono i riflettori della Corte dei conti, a cui il Pm Giuseppe Miliano a fine 2016 aveva trasmesso gli atti dell'inchiesta Olimpia: il Comune, infatti, è alle prese con adempimenti istruttori, richiesti dalla magistratura contabile, in merito alle parcelle liquidate in favore di progettisti incaricati nel 2013 per la redazione dei sei Piani particolareggiati edilizi, poi annullati dal commissario Giacomo Barbato a maggio 2016. Adempimenti riconducibili alla messa in mora per la restituzione dei compensi pagati, per un importo complessivo di circa 400mila euro, a 21 tecnici esterni e all'allora capo dell'Urbanistica, l'architetto Ventura Monti, che firmò insieme ad altri due professionisti il nuovo Ppe di Borgo Piave, tra i primi a finire sotto inchiesta della Procura prima ancora di essere annullato da Barbato.

L'architetto Monti viene investito dall'attenzione della Corte dei conti anche per aver emesso, in qualità di dirigente, la determina con la quale furono affidati gli incarichi esterni e le nomine di dieci responsabili unici dei procedimenti, i cosiddetti Rup. La determina in questione risale al 13 giugno 2013: in totale furono 28 tra architetti, ingegneri e geometri (di cui 26 esterni) a ricevere il mandato con un unico atto per ridisegnare la città a colpi di varianti. Oltre ai nuovi Ppe dei quartieri Frezzotti (R1), Prampolini (R3) e Isonzo (R6), di Borgo Piave e Borgo Podgora e Latina Scalo, poi annullati durante la successiva gestione commissariale dell'ente di piazza del Popolo, rientravano nella partita le varianti di Borgo Grappa e di Borgo Sabotino e gli studi preliminari per la variante dei comprensori della Marina, il tutto con incarichi spacchettati appena sotto la soglia dei 40mila euro tali da giustificare il mancato ricorso all'evidenza pubblica.

L'annullamento da parte di Barbato dei Ppe viziati, per i quali oggi si prospetta la restituzione dei compensi percepiti dai progettisti, fu l'inizio di una tempesta amministrativa volta a ripristinare la legalità elusa attraverso il ricorso alla proceduta semplificata, ovvero l'approvazione dei piani con deliberazioni di Giunta. Un iter illegittimo ha confermato in modo lapidario il Consiglio di Stato (l'ultima sentenza di una lunga serie risale al mese scorso) - a fronte di elaborati che di fatto costituivano varianti sostanziali al Piano regolatore generale per le quali era richiesto il passaggio in Consiglio comunale e in Regione, qualora non fossero stati falsati da parametri virtuali come invece stabilito in tutti i pronunciamenti di giustizia amministrativa ormai divenuti definitivi. La storia politica dell'assalto al territorio ha avuto il suo epilogo cinque anni fa con lo scioglimento anticipato della consiliatura guidata dal sindaco Giovanni Di Giorgi, mentre in sede penale e civile continuano a celebrarsi processi e cause.

Un pasticcio infinito confluito in una serie di inchieste giudiziarie tra cui quella denominata Olimpia che portò a clamorosi arresti a novembre 2016. La Corte dei conti, chiamata a verificare l'eventuale danno arrecato alle casse pubbliche e relative responsabilità, ha attivato da tempo un'interlocuzione con il Comune di Latina. La questione, inevitabilmente, è finita anche sul tavolo dell'attuale dirigente dell'Urbanistica, l'architetto Eleonora Daga. Dopo un consulto con l'Avvocatura comunale e una corrispondenza con la Procura contabile, una decina di giorni fa è arrivato dalla Corte dei Conti un nuovo sollecito per gli adempimenti da eseguire per il recupero di risorse comunali spese per atti illegittimi.
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