Piogge dimezzate, l'acqua non c'è più

Piogge dimezzate, l'acqua non c'è più
di Andrea Apruzzese
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Domenica 4 Giugno 2017, 09:16
L'acqua non c'è. Le piogge si sono più che dimezzate da un anno all'altro a partire da quattro anni fino a oggi, e le risorse idriche si sono abbassate a livelli preoccupanti. Perché i cicli sono di quadriennio in quadriennio, ormai è dimostrato. È forse il più grande e grottesco paradosso storico, quasi una beffa, un beffardo contrappasso: le ex Paludi pontine, ovvero il territorio che per millenni ha dovuto affrontare il problema di come liberarsi dall'acqua, ora, ad appena 75 anni dalla bonifica integrale, va in crisi idrica. Tutto dipende dalle piogge: se non piove, l'acqua non c'è. Semplice. E sgombriamo subito il campo da un equivoco: le bombe d'acqua non servono a ricostituire le falde, deve piovere regolarmente. E non piove a causa dei cambiamenti climatici, ma questo è un discorso più ampio. Ma qual è l'andamento delle precipitazioni?
L'ESPERTO
«Ogni quattro anni ci sono periodi in secca - spiega il geologo Luca Cardello, presidente di Sempre Verde Latina - c'è un trend di diminuzione in particolare negli ultimi due anni e mezzo ma, ad esempio, è inferiore a quello subito tra 2003 e 2007. In definitiva, siamo in linea con quanto avvenuto dagli anni Venti a oggi». Una differenza che può andare anche dai 1220 millimetri su Latina del 2014 agli 800 di due anni dopo, ma statisticamente sul capoluogo sono piovuti 948 millimetri all'anno dal 1928 al 1981 e 872 dal 1981 al 2010. Il problema è forse anche un altro, ovvero «l'uso e la gestione che della risorsa idrica viene fatto».
I DATI
Vediamo allora gli ultimi quattro anni (2014-2017) dal sito dell'Arsial, ovvero quelli in cui le precipitazioni si sono abbassate maggiormente. Aprilia, ad esempio, riporta 233 millimetri di pioggia cumulata nel gennaio 2014, 53 a gennaio 2015, 39 a gennaio 2016, 47 a gennaio 2017. Doganella di Ninfa è passata dai 245 millimetri del gennaio 2014 ai 26 millimetri del gennaio 2017. Situazione quasi identica per la vicina Cori, passata, sempre nel mese di gennaio, dai 239 millimetri del 2014 ai 45 millimetri del 2017. La zona nord della provincia pontina, ovvero quella che ospita la falda principale, ovvero Ninfa, è quindi quella che maggiormente ha subito un drastico calo delle precipitazioni. Al sud, dove la crisi idrica si fa sentire maggiormente, la situazione è diversificata. A Formia-Gianola si è passati dai 178 millimetri del 2014 ai 146 del 2017 (ma nel 2016 sono stati solo 69); a Minturno-Pulcherini da 132 a 97 millimetri (ma nel 2015 c'è stata una punta di 178); a Itri da 210 a 98 millimetri.
LA SITUAZIONE
«Le nostre falde - prosegue Cardello - sono talmente grandi da poter attutire anche una siccità di un anno, ma ora c'è un trend che riduce drasticamente le precipitazioni, la falda si impoverisce e riduce la portata del flusso di base. E non basta un anno di pioggia per riportarlo a regime». L'apporto principale è la pioggia sui Monti Lepini, che va ad alimentare Ninfa e Sardellane: meno pioggia, significa un abbassamento della falda che, nella pianura pontina, è molto alta, con basi poste a 10 o 20 metri sotto la superficie. Ma ci sono altri fattori, che creano una spirale: le coltivazioni svolte in zona hanno bisogno di forti quantità di acqua. I pozzi vanno a pescare sempre più in profondità. E con la falda che si abbassa, in un territorio prossimo al mare, l'acqua salmastra penetra a sua volta.
Siamo in emergenza, appunto.
Andrea Apruzzese
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