Le talpe della Finanza informavano Maietta in cambio di soldi e ingressi allo stadio

Pasquale Maietta
di Marco Cusumano
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Giovedì 19 Aprile 2018, 09:09 - Ultimo aggiornamento: 13:04
L'organizzazione criminale guidata da Pasquale Maietta si avvaleva di una serie di informazioni fondamentali provenienti da almeno due uomini della Guardia di Finanza, indagati nell'inchiesta Arpalo: Ciro Pirone e Claudio Arpaia.

«Il tenore di tutte le conversazioni - scrive il giudice Laura Matilde Campoli nell'ordinanza di custodia cautelare - evidenzia che le informazioni fornite da Arpaia a Maietta sulle indagini in corso sono state diverse e ciò spiega la scritta Spia a Maietta riportata su uno degli appunti rinvenuti presso la studio dell'avvocato Censi». Il riferimento è ai pizzini con i quali Fabrizio Colletti comunicava con l'avvocato morto suicida il 23 dicembre 2015. Censi, come ha spiegato il procuratore capo, svolgeva semplicemente il suo ruolo di avvocato. 
Ma a un certo punto i finanzieri informatori vengono in qualche modo individuati e inizia un'attività di indagine su di loro.

Secondo l'accusa, a quel punto, si fa avanti Riccardo Tomei, un altro finanziere in servizio al nucleo di polizia tributaria di Latina, il quale si propone a Maietta come nuovo informatore, riferendo che i suoi colleghi (Arpaia, Pirone e Dell'Aversana) erano stati impallinati, ovvero sottoposti a indagine. Maietta non avrebbe potuto ricevere altre informazioni e così Tomei gli chiede denaro «in cambio di informazioni in merito alle attività di indagine». 

STADIO GRATIS
Oltre al denaro, l'accusa parla anche di altri favori a beneficio dei finanzieri infedeli da parte del gruppo di Maietta. «Un ulteriore tassello - scrive il giudice - a sostegno dell'ipotesi accusatoria relativa alla disponibilità di Arpaia nel fornire informazioni di natura riservata al fine di ottenere dei benefici personali, emerge da alcune conversazioni intrattenute con Palombi, nelle quali il militare chiedeva di avere un pass per assistere gratuitamente alle partite del Latina Calcio, che fanno evincere agevolmente un consolidato rapporto di amicizia anche con Pasquale Maietta e la moglie di quest'ultimo, persona che si era interessata per fargli ottenere il pass nella precedente stagione calcistica».

A un certo punto, però, emergono problemi nel concedere il pass. E Arpaia non la prende bene, come si evince dalle intercettazioni: «Ma che si so' scordati... si scordano? Però quando mi devono chiamare loro alle 7 di mattina non si scorda, quando mi deve chiamà alle 7 di mattina? Eh!».
Qualche giorno dopo, in seguito ad altre telefonate, Arpaia perde la pazienza con il suo interlocutore, Pietro Palombi, stretto collaboratore di Maietta. Riferendosi al pass non ancora consegnato, sbotta: «A me non mi hanno fatto un cazzo. Né lui né la moglie né nessuno. Quindi... io siccome tengo una certa dignità, non mi arrabbio perché è la prima partita. Io il pass non lo voglio più. E se me lo dà glielo sbatto in faccia al negro».

L'ASSOCIAZIONE
Il giudice Campoli descrive gli elementi dell'associazione per delinquere guidata da Maietta, «una vera e propria organizzazione nata per la stabile realizzazione di reati tributari, societari, di bancarotta, riciclaggio, trasferimento fraudolento di beni e corruzione attraverso la costituzione di società cooperative amministrate da prestanome per la somministrazione abusiva di manodopera, società che emettevano fatture per false operazioni inesistenti in favore di imprese di autotrasporti, poi svuotate, poste in liquidazione, fatte cessare, sostituite da altre cooperative con le medesime caratteristiche e conseguente realizzazione di profitti illeciti poi riciclati, fittiziamente intestati a soggetti fiduciari o fatti confluire nella società Latina Calcio US». 

L'organizzazione viene ricondotta «in primis al capo, promotore e organizzatore, Pasquale Maietta, figura di spicco del capoluogo pontino, commercialista e consulente fiscale delle imprese di autotrasporti, socio e amministratore del Latina Calcio. A tale figura, oltre che agli altri partecipi della associazione vanno ricondotte anche le società immobiliari pontine partecipate da società anonime svizzere amministrate da Paola Cavicchi, da sempre componente del consiglio di amministrazione della società calcistica, oltre che ad Fabio Allegretti, imprenditore romano».

Nelle 842 pagine, tra ordinanza e richiesta del pm, ogni operazione illecita viene sviscerata attraverso numeri e documenti. Un impianto accusatorio che appare granitico, ma che presto dovrà superare la prova del Riesame.

Marco Cusumano
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