Operazione Scarface contro il clan Di Silvio, chieste condanne per 178 anni di carcere

Operazione Scarface contro il clan Di Silvio, chieste condanne per 178 anni di carcere
di Elena Ganelli
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Sabato 24 Settembre 2022, 11:54

Condanne per complessivi 178 anni di carcere. Questa la richiesta avanzata dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia Luigia Spinelli nei confronti di 19 dei 33 appartenenti al clan guidato da Giuseppe Romolo Di Silvio finiti in carcere il 26 ottobre dello scorso anno nell'ambito dell'operazione denominata Scarface condotta dalle squadre mobili di Latina e di Roma e dal servizio centrale operativo della polizia di Stato.
La richiesta è arrivata ieri pomeriggio al termine di una lunga requisitoria durata oltre 5 ore davanti al giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Roma Angelo Giannetti dove si svolge il processo per gli imputati che hanno chiesto di essere giudicati con rito abbreviato.

LE RICHIESTE
Il pm ha chiesto per Antonio Di Silvio Patatino 20 anni di reclusione e altrettanti per Ferdinando Di Silvio Prosciutto e Fabio Di Stefano il Siciliano; 16 anni e 8 mesi per Carmine Di Silvio Porcellino; 12 anni per Costantino Di Silvio Costanzo; 8 anni e otto mesi per Riccardo Mingozzi; 8 anni e quattro mesi ciascuno per Costantino Di Silvio Cazzariello e Daniel Alessandrini; 8 anni per Michele Petillo e Mirko Altobelli; 7 anni e 4 mesi per Marco Ciarelli e Manuel Agresti; 6 anni e otto mesi per Alessandro Di Stefano; 6 anni per Simone Di Marcantonio; 5 anni per Alessandro Zof; 5 anni per Simone Ortenzi e altrettanti per Anna Gina Di Silvio e 3 anni ciascuno per Salvatore e Franco Di Stefano. Agli imputati vengono contestati a vario titolo contestati i reati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, sequestro di persona, spaccio di droga, furto, detenzione e porto abusivo di armi, tutti aggravati dal metodo mafioso e da finalità di agevolazione mafiosa.

IL CLAN
Al centro dell'inchiesta il gruppo che fa capo a Giuseppe Romolo Di Silvio, alle spalle una condanna per l'omicidio di Fabio Buonamano nel 2010 in concorso con il nipote Patatone Di Silvio.

Anche lui aveva chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato ma per un errore burocratico non era stato inserito tra gli imputati nel processo di ieri quindi sarà giudicato singolarmente sempre con rito abbreviato. Giuseppe Romolo secondo gli investigatori aveva messo insieme un gruppo dedito al traffico di stupefacenti e alle estorsioni. L'attività del clan è stata ricostruita non soltanto con il contributo dei collaboratori di giustizia ma anche con intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno confermato l'esistenza di una vera e propria associazione a delinquere autrice di intimidazioni, azioni punitive nel centro di Latina ai danni dei titolari di locali della zona dei pub. Il gruppo aveva inoltre conquistato importanti posizione nello spaccio di sostanze stupefacenti tra le quali, oltre a Latina, Priverno, Sezze e Pontinia con una efficiente attività dei pusher presenti sul territorio.

In aula ieri mattina c'erano anche il Comune di Latina rappresentato dall'avvocato Anna Caterina Egeo, l'associazione Caponnetto con l'avvocato Licia D'Amico, l'Assocrimine e il collaboratore di giustizia Emilio Pietrobono essendo stato vittima di un sequestro e di una estorsione da parte degli imputati: Manuel Agresti, Simone Di Marcantonio e Marco Ciarelli. Si torna in aula il 18,19,20 e 21 ottobre prossimi quando la parola passerà ai legali degli imputati, gli avvocati Alessia Vita, Sandro Marcheselli, Oreste Palmieri, Luca Melegari, Alessandro Farau, Maurizio Forte, Giancarlo Vitelli. Poi il gup entrerà in camera di consiglio per la sentenza.

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