Marco Gianni, la frase choc del killer di Sabaudia dopo il delitto: «Dovevo ucciderlo prima»

Dopo l'omicidio di Marco Gianni, Di Girolamo è tornato a casa dove ha trovato i carabinieri che lo aspettavano

Da sinistra Riccardo Di Girolamo e la vittima, Marco Gianni
di Marco Cusumano
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Domenica 16 Aprile 2023, 12:30 - Ultimo aggiornamento: 12:48

Aveva minacciato più volte la ex compagna e il suo nuovo fidanzato, Marco Gianni, amico di entrambi, anche se quelle parole così aggressive non erano mai state denunciate. I carabinieri del nucleo investigativo di Latina, guidato dal maggiore Antonio De Lise, stanno ricostruendo in maniera capillare ogni dettaglio dell'omicidio di Sabaudia, dopo il fermo di Riccardo Di Girolamo, operaio 33enne, accusato di aver ucciso Marco Gianni sparando con due fucili diversi dopo averlo raggiunto nell'azienda florovivaistica di famiglia.

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Dopo il brutale omicidio, Di Girolamo è tornato a casa dove ha trovato i carabinieri che lo aspettavano.

I militari sono arrivati a lui dopo essere stati informati delle tensioni tra la vittima e l'ex della sua attuale compagna. Le immagini delle telecamere di Borgo San Donato hanno poi confermato il passaggio della Fiat 500 di Di Girolamo. Quando l'uomo è arrivato a casa ed è stato bloccato dai militari ha pronunciato solo poche parole: «Avrei dovuto farlo prima».

Una frase agghiacciante, pronunciata con determinazione, seguita dal silenzio più totale e poi, formalmente, dalla facoltà di non rispondere. Ora bisognerà vedere se Di Girolamo deciderà di rispondere davanti al giudice nell'interrogatorio di convalida del fermo e nell'eventuale interrogatorio di garanzia, nel caso di ordinanza di custodia cautelare che potrebbe essere emessa nei prossimi giorni.

 

GLI ESAMI TECNICI
I carabinieri hanno effettuato l'esame "stub" sia su Di Girolamo che all'interno della sua auto, sequestrata dopo il fermo. Per i risultati tuttavia bisognerà attendere gli esami di laboratorio affidati al "Racis". Stesso discorso per l'autopsia che però ha già fornito importanti elementi utili alla ricostruzione dei fatti.

A quanto emerso, Di Girolamo è arrivato nell'azienda di Marco Gianni intorno alle 16,30 di giovedì a bordo della sua Fiat 500 L. Senza scendere dall'auto ha sparato i primi due colpi con un fucile a canne mozze, colpendo il rivale alle spalle, ferendolo al gluteo e alla nuca. Il 31enne è crollato a terra, ma probabilmente era ancora vivo. A quel punto l'omicida è sceso dall'auto imbracciando un altro fucile, un semiautomatico calibro 12. Si è avvicinato al rivale e lo ha colpito con almeno altri tre colpi sparati a distanza ravvicinata verso il torace, la clavicola e la laringe.

Una ricostruzione, al vaglio degli investigatori, che ha il sapore di un'esecuzione fredda e ragionata, "pensata" chissà quante volte prima di giovedì, così come si intuisce dalle parole pronunciate dall'omicida al momento del fermo. Di Girolamo non aveva mai accettato la separazione avvenuta 3 anni fa dall'ex compagna, con la quale ha avuto due figli di 7 e 10 anni, ma soprattutto la sua relazione con Marco Gianni, che andava avanti ormai da due anni.

La donna ha raccontato ai carabinieri di diverse minacce ricevute dal suo ex, ma nessuna denuncia è stata presentata. Forse per paura, o forse perché quelle parole non sembravano il preludio di un'azione concreta che purtroppo è avvenuta.

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