Omicidio Giuroiu, il pentito in aula: «Decise tutto Travali»

Omicidio Giuroiu, il pentito in aula: «Decise tutto Travali»
di Elena Ganelli
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Mercoledì 7 Dicembre 2022, 12:42

«L'omicidio di Nicolas Adrian Giuroiu venne organizzato il giorno precedente la sua morte nel corso di una riunione alla quale hanno partecipato, oltre a me, i fratelli Travali, Renato Pugliese e Francesco Viola. La sua morte era una dimostrazione di forza criminale del gruppo che voleva avere il controllo a Latina».

Agostino Riccardo racconta in video collegamento i motivi e le modalità della morte del 28enne rumeno ucciso a borgo Sabotino nel marzo 2014 e poi gettato in una vasca di liquami di un'azienda agricola. E lo fa nell'udienza del processo davanti alla Corte di assise di Latina nel processo a carico di Angelo e Salvatore Travali.

Per oltre due ore viene esaminato prima dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia Corrado Fasanelli, poi degli avvocati Giancarlo Vitelli, Camillo Irace e Italo Montini con i quali non mancano scontri verbali. Riccardo conferma che il rumeno venne ucciso perché faceva prostituire alcune ragazze inclusa la compagna di Manuel Ranieri, già condannato all'ergastolo nel 2015 per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dalla crudeltà. A proporre di ammazzare Giuroiu era stato proprio Ranieri che però aveva chiesto il permesso ad Angelo Travali il quale acconsentì e decise di partecipare all'agguato e all'uccisione. «Il tutto venne deciso - ha dichiarato - nel corso di una riunione che si tenne ai palazzoni di viale Nervi».

Sulla dinamica il collaboratore di giustizia ha spiegato che gli era stata riferita da Renato Pugliese: lo speronamento dell'auto sulla quale viaggiava la vittima nei pressi della centrale nucleare di borgo Sabotino da parte di quella di Ranieri e l'auto dei Travali a fare da staffetta.

Erano stati loro peraltro a fornire le armi delle quali avevano grande disponibilità e che tenevano nascoste in alcuni locali ai palazzoni. Quell'omicidio era un gesto di forza per dimostrare il grande potere del gruppo criminale sul territorio, serviva a far capire chi comandava. Poi una rivelazione a sorpresa quando Riccardo racconta, rispondendo a una domanda dell'avvocato Vitelli, che nel 2019 ha parlato al telefono con Pugliese, quando entrambi erano collaboratori di giustizia. Una breve conversazione telefonica avvenuta attraverso l'utilizzo dei cellulari degli agenti di polizia che avevano in custodia i due pentiti. «Un unico episodio ha spiegato in cui gli dissi che aveva fatto la scelta giusta a collaborare, poi non ci sono stati più contatti».

Il processo proseguirà il 12 gennaio prossimo quando sarà ascoltato, Adrian Ginca, condannato a trenta anni di reclusione per lo stesso omicidio e attualmente detenuto in un carcere della Romania dal quale sarà collegato con l'aula della Corte di assise.

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