Omicidio D'Arienzo, nel dna le tracce dei killer. Il caso in mano ai carabinieri del Ris

Erik D'Arienzo e Fabrizio Moretto
di Marco Cusumano e Elena Ganelli
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Giovedì 1 Aprile 2021, 16:56

Un omicidio camuffato da incidente stradale che potrà essere risolto soltanto grazie a complesse investigazioni scientifiche. Il caso risale allo scorso 30 agosto ma ora è in mano al Ris dei carabinieri di Roma, dopo la recente svolta nelle indagini.

Il giallo inizia sulla Pontina, nel territorio compreso tra Latina e Sabaudia. Il 29enne Erik D'Arienzo viene trovato gravemente ferito a terra, in piena notte, accanto al suo scooter. Dopo una settimana di agonia il giovane muore all'ospedale di Latina. I carabinieri, sin dal primo momento, raccolgono diverse testimonianze da parte degli amici della vittima. Loro raccontano di un incidente stradale, ma le testimonianze sono discordanti e non sembrano trovare riscontri oggettivi. Troppe reticenze, troppe lacune e anche qualche contraddizione spingono gli investigatori ad approfondire il caso. È l'autopsia a togliere ogni dubbio: Erik D'Arienzo è stato picchiato a morte e colpito con un oggetto pesante.

I magistrati della Procura di Latina, Claudio De Lazzaro e Martina Taglione, indagano per omicidio volontario concentrando l'attenzione soprattutto sull'uomo che quella sera raccontò dell'incidente. Si tratta di Fabrizio Moretto, conosciuto con il soprannome di Pipistrello, amico della vittima che raccontò, seppur tra diverse contraddizioni, l'incidente con lo scooter. Un investimento in realtà mai avvenuto, un tentativo organizzato per mascherare l'omicidio del ragazzo.

Secondo gli investigatori D'Arienzo potrebbe essere stato vittima di un pestaggio legato probabilmente a un piccolo debito di droga non saldato. Gli aggressori forse volevano dare una lezione al 29enne, ma la situazione è degenerata e D'Arienzo non ce l'ha fatta.

LA VENDETTA

Quattro mesi dopo la morte di D'Arienzo, il 22 dicembre 2020, Fabrizio Moretto, il principale sospettato del delitto, viene ucciso a colpi di pistola in una strada buia e isolata vicino Sabaudia, in località Bella Farnia.

Un agguato evidentemente studiato nei minimi dettagli, lontano da telecamere di sorveglianza e testimoni. L'ipotesi di una vendetta per l'omicidio D'Arienzo è naturale e immediatamente vengono effettuati esami stub alle persone più vicine al 29enne ucciso quattro mesi prima, ma senza esito. Le indagini, inizialmente in affanno, decollano dopo qualche settimana di approfondimenti. In realtà le inchieste sono due, anche se ormai procedono in maniera parallela: è evidente che per risolvere l'omicidio Moretto occorre fare luce anche sull'assassinio di D'Arienzo.

La svolta arriva una settimana fa: i carabinieri di Latina arrestano Andrea Tarozzi, 32enne di Sabaudia. E' accusato di favoreggiamento per aver coperto Fabrizio Moretto, ritenuto l'esecutore materiale dell'omicidio di Erik D'Arienzo. Secondo gli investigatori Tarozzi aiutò Fabrizio Moretto insieme al fratello, Andrea Moretto, anche lui indagato, raccontando falsamente che D'Arienzo era stato investito da un automobilista poi fuggito.

LE INDAGINI SCIENTIFICHE

I carabinieri del Ris stanno ora cercando le tracce genetiche di Tarozzi su alcuni oggetti sequestrati nel corso delle indagini. L'indagato è stato sottoposto al prelievo del Dna che sarà confrontato in particolare con alcuni attrezzi agricoli, tra i quali potrebbe esserci l'arma usata da Moretto per uccidere D'Arienzo, forse con l'aiuto di complici.

Altre risposte potrebbero arrivare dai tabulati e dalle celle telefoniche, mentre le analisi tecniche sono estese anche allo scooter della vittima.

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